I tassi di interesse negativi sui Conti corrente "sono un’aberrazione, specie in una situazione così difficile a causa della pandemia da Covid".
A dichiararlo è Giuseppe Spadafora, vicepresidente nazionale di Unimpresa relativamente alle scelte di alcune banche, a livello internazionale, che stanno iniziando ad applicare sui depositi dei Cc dei clienti dei tassi di interesse negativo, andando ad incidere sulla loro liquidità. È notizia degli ultimi giorni che una banca danese ha dichiarato che abbasserà a 100mila corone (circa 13.500 euro) il limite dell'applicazione di questi tassi rimodulando la soglia che già lo scorso novembre è stata portata da 1,5 milioni di corone a 250mila. Secondo alcuni proiezioni, con questo provvedimento che dovrebbe entrare in vigore a luglio, il costo a carico del cliente potrebbe oscillare tra lo 0,6% della giacenza arrivando all'1% per le imprese.
Le ragioni per cui le banche potrebbero decidere di abbassare il limite per fare scattare i tassi negativi - con annesso pagamento da parte della clientela - (come scritto qualche tempo fa in un articolo de IlGiornale.It) sarebbe dovuto all’eccessivo costo della liquidità; verrebbero assottigliati, così, i tassi interbancari negativi rispetto al margine di interesse e la liquidità rendendo di più all’intermediario qualora decidesse di trasformare le parti finanziare in deposito in un investimento o in un prestito.
Quanto sta accadendo in Europa preoccupa gli imprenditori italiani con Unimpresa capofila nell'esprimere le proprie perplessità a riguarda:"I tassi negativi sui conti correnti applicati dalle banche italiane, per ora solo sui depositi con saldo superiore a 100.000 euro, sono un'aberrazione, specie in una situazione così difficile a causa della pandemia da Covid".
Secondo il vicepresidedente dell'associazione datoriale, con i tassi negativi sui Conti corrente "scaricata sulla clientela più facoltosa la multa che la Banca centrale europea applica alle banche sulla liquidità in eccesso lasciata sui depositi della stessa Bce. Una scelta dettata dal fatto che le banche del nostro Paese preferiscono ridurre la loro attività sul fronte del credito, riducendo conseguentemente gli impieghi nei prestiti, preferendo spingere di più la vendita di prodotti finanziari e assicurativi che si rivela, sul versante delle commissioni e quindi dei ricavi, assai più redditizia. L'assioma è il seguente: sempre più ricavi da commissione, sempre meno finanziamenti alla cosiddetta economia reale".
" C’è un altro aspetto che ci preoccupa - continua Spadafora - ovvero che l’aver avviato questo comportamento, vuoi con tassi di interesse passivi vuoi con commissioni extra, rappresenta un pericoloso precedente: non mi meraviglierei, insomma, se in futuro le banche cominciassero a tassare anche i conti con saldi più contenuti, quelli delle famiglie e delle piccole e medie imprese” osserva il vicepresidente di Unimpresa.
“Sono sorpreso del silenzio sia della politica sia delle istituzioni finanziarie di vigilanza: non è possibile che, con la scusa del libero mercato, passi in sordina un comportamento così dannoso per la nostra economia: viene aggredita la liquidità che i cittadini più facoltosi potrebbero spendere e incrementare i consumi, vengono colpite le somme con le quali gli imprenditori pagano stipendi, fornitori e pure lo Stato con imposte e contributi vari".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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