Prelievo dal conto di un defunto? Ecco cosa accade

L'istituto bancario non è tenuto ad informarsi sullo stato in vita del proprio correntista

Prelievo dal conto di un defunto? Ecco cosa accade

Cosa può accadere al conto corrente di un contribuente dopo il suo decesso? La prima cosa da sapere è che la banca non è tenuta ad essere a conoscenza delle condizioni di salute del proprio correntista, specie nell'eventualità in cui, a seguito della morte, qualcuno decida di effettuare dei prelievi in modo non legittimo.

È compito degli eredi inoltrare tale comunicazione all'istituto di credito, cosa che può essere fatta anche non di persona ma tramite Pec, oppure via fax o raccomandata A/R. Da questo momento in poi la banca ha il compito di bloccare il conto corrente, cosicché nessuno possa prelevare del denaro almeno fino al momento in cui non sarà stabilita definitivamente la successione. Una possibilità spesso concessa dall'istituto di credito, sempre che tutti gli eredi siano d'accordo, è quella di accedere al deposito per pagare le spese funebri. Sono autorizzati anche eventuali pagamenti domiciliati o periodici, come affitto, bollette ed abbonamenti a qualche servizio.

Blocco del conto

Tale procedura viene messa in atto per evitare che chiunque, anche colui il quale detiene la regolare delega per effettuare dei prelievi in vece del titolare del conto, possa accumulare del denaro prima della successione, sottraendolo di fatto agli altri eredi.

Se ciò dovesse accadere e venire a galla, il responsabile dovrà rifondare la somma sottratta con gli interessi, ma la banca non sarà ritenuta responsabile, come stabilito dalla Cassazione, in quanto non tenuta ad informarsi sulle condizioni di salute del proprio correntista.

La procedura

Prima di poter prelevare da detto conto corrente occorre rispettare uno specifico iter. Dopo la comunicazione del decesso del congiunto, infatti, bisogna innanzitutto accettare l'eredità e stabilire chi sono gli aventi diritto. Si deve quindi presentare la dichiarazione di successione all'Agenzia delle entrate e portarne una copia in banca a seguito della registrazione ufficiale da parte del Fisco. Ultimo passo prima dello sblocco è quello di chiedere all'istituto di credito di produrre e mettere a disposizione dei legittimi eredi un documento riepilogativo con tanto di conteggio della somma di denaro conservata nel conto corrente.

Conto cointestato

Anche in questo caso resta il divieto per gli eredi di accedere al deposito prima della dichiarazione di successione. Una volta ottenuta questa, tuttavia, costoro potranno dividersi solo il 50% delle somme presenti sul conto, vale a dire la quota del defunto. Il restante 50%, infatti, resta al cointestatario, che non sempre può disporre subito del denaro.

Se si tratta di un conto cointestato a firma congiunta, ogni operazione deve avere il consenso di entrambi i titolari: ecco perché in caso di morte di uno dei due la sua quota (50%) passa agli eredi ed il conto viene bloccato fino alla successione.

In caso di conto cointestato a firma

disgiunta, in teoria, il titolare rimasto in vita potrebbe operare sulla quota che gli spetta. In genere, per evitare problemi con gli eredi, la banca tende a bloccare l'intero conto, mossa che può essere contastata in tribunale.

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