La Banca centrale europea potrebbe già sparare. Il "big bazooka", a quanto dicono i ben in formati, è stato già caricato. Eppure i dubbi restano: servirà a spazzare via la speculazione che da troppo tempo prende di mira i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà? Riuscirà a dare respiro alle economie in recessione? Ridarà credibilità all'Eurozona e alla moneta unica? Tutte queste domande avranno - si spera - una risposta concreta a breve. Le speranze e i nervosismi si sono alternati sulle principali piazze finanziarie nella crescente attesa del cruciale direttorio di oggi della Bce. Proprio oggi, infatti, il presidente Mario Draghi protrebbe già sfoggiare il "big bazooka".
Ieri sera i banchieri centrali dell’Eurozona si sono ritrovati a Francoforte, per la consueta cena che precede il Consiglio direttivo. Oggi, quindi, comunicheranno le proprie decisioni. Eventuali nuove manovre sui tassi di interesse, abbassati il mese scorso allo 0,7% (nuovo minimo storico), sono attese già nel primo pomeriggio. Ma l’attenzione riguarderà soprattutto la conferenza stampa esplicativa che Draghi dovrebbe tenere subito dopo per annunciare misure straordinarie per contrastare la crisi economica. La scorsa settimana proprio Draghi aveva innescato attese e euforie dei mercati lanciando un messaggio chiaro: "La Bce, nell’ambito del suo mandato, è pronta a tutto per preservare l’euro. E, credetemi, sarà abbastanza". Le parole di Draghi hanno alimentato innanzitutto l'ipotesi di una riattivazione dello strumento della Bce di acquisti calmieranti di titoli di Stato. La Bce sarebbe quindi pronta a imbracciare nuovamente quella sorta di "bazooka" anti crisi che da mesi molti invocano. Questo ha innescato rialzi delle Borse e ha calmierato le tensioni sui titoli di Stato con il conseguente calo dele differenziale sia sui Btp sia sui Bonos, trend positivo che è andato avanti anche ieri nonostante le durissime dichiarazioni della Bundesbank.
La preoccupazione, ad ogni modo, resta. Secondo il presidente del Consiglio Mario Monti, se lo spread restasse alto a lungo, in Italia rischieremmo di avere un governo euro-scettico. "L’elevato livello dello spread non porta necessariamente a buone politiche e alle riforme economiche, ma all’esatto opposto", ha spiegato il professore da Helsinki assicurando che "se lo spread dovesse rimanere a questo livello per qualche tempo si vedrà al potere in Italia un governo non europeista, non orientato all’euro e non favorevole alla disciplina di bilancio". Il problema dello spread andrebbe preso in considerazione non tanto nella prospettiva italiana quanto in quella europea. Le parole pronunciate questa mattina da Monti sembrano rispondere - indirettamente - anche alle osservazione fatte recentemente dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. "Se i Paesi che stanno facendo, a giudizio di Bruxelles, quello che devono fare e non vedono riconosciuto questo a livello di spread - ha proseguito Monti - allora c’è un problema perché agli occhi dei cittadini vengono messe in dubbio la bontà delle politiche economiche del governo e la bontà del progetto europeo". In una lunga intervista ad una rivista interna, Weidmann ha spiegato che "la Bce non deve andare oltre il suo mandato" e che non deve lasciarsi "strumentalizzare" dagli obiettivi dei governi e delle politiche di bilancio. Non solo. Il numero uno della Bundesbank ha anche rivendicato che la Bundesbank deve avere maggiore voce in capitolo, in seno alla Bce, della altre banche centrali. Tuttavia queste affermazioni hanno poi perso parte della loro carica, in quanto risalivano a oltre un mese fa, e sono state diffuse solo ieri perché inserite in una pubblicazione celebrativa dell’anniversario dell’istituzione. Dalla Bundesbank sono, infatti, accorsi a precisare che la pubblicazione era prevista da settimane: in pratica non ci sarebbe nessun secondo fine. Tuttavia, non sono mancati altri "nein" tedeschi: bocciata l’ipotesi di concedere la licenza bancaria al Esm, il futuro fondo salva stati permanente.
Probabilmente Draghi dovrà far ricorso a tutte le sue capacità di mediatore e al suo sangue freddo per gestire un direttorio che potrebbe rivelarsi non facile, sebbene i dati sul quadro recessivo delle imprese, confermato oggi dall’indice Pmi, supportino e non poco una
linea ancora più morbida della politica monetaria. La Bce potrebbe anche discutere una nuova asta di maxi prestiti a tre anni a favore delle banche, liquidità che a inizio 2012 erano riuscite a calmare nettamente i mercati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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