Lo storico problema dell'approvvigionamento energetico, acuito in maniera esponenziale dall'invasione russa all'Ucraina, pone il decisore pubblico italiano davanti a scelte di rilevanza fondamentale. Per il presente ma soprattutto per il futuro. Come ho già scritto sarebbe opportuno investire realisticamente sul cosiddetto mix energetico, il che significa non escludere a priori, per ragioni ideologiche sempre incomprensibili e tanto più oggi, nessuna opzione. Pertanto, ben venga un'accelerazione strategica nell'energia rinnovabile. Tuttavia, a quanto apprendo, negli ultimi anni gli investimenti nel settore hanno subito un drastico ridimensionamento. Attribuibili, in modo particolare, alla burocrazia. Con blocchi generalizzati lungo tutto lo Stivale.
Meno del 10% dei progetti di impianti fotovoltaici presentati agli uffici competenti hanno avuto il via libera. Una percentuale che dovrebbe far arrossire. L'Alleanza per il fotovoltaico, che unisce le principali realtà impegnate nell'implementazione dell'energia solare, rende noto per regalarci un attimo di «buonumore» che vi sono 35 miliardi di investimenti bloccati e 40 GW di energia da fotovoltaico parcheggiati in attesa di una buona notizia. Intanto ci teniamo la pessima notizia. Un Paese che ha bisogno come il pane di energia si trova a fare i conti con un sistema burocratico che non funziona. E perciò ritardi, pratiche che finiscono in cassetti e lì vi restano. Un danno enorme per il Sistema Paese. La storia della nostra «peggiocrazia» è nota. Passano gli anni, ma pare non si riesca a dare un «energetico» giro di vite.
E finché non si riforma la burocrazia (per davvero) qualsiasi investimento sistemico non ha chance. Vediamo ora se l'allarme degli operatori del comparto fotovoltaico visto l'emergenza energetica in corso aprirà gli occhi a qualcuno. Sarebbe un risveglio alla luce del sole.
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