Tra il 2010 e il 2015 le addizionali comunali e regionali sono aumentate e aumenteranno a dismisura. Un trend all'insù che fa molto male al sistema Italia. Secondo i calcoli dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, infatti, per un impiegato l'aumento sarà del 35%, per un operaio e un lavoratore autonomo del 36%, per un quadro del 38% e per un dirigente del 41%. Un peso economico superiore a quello di Tari e Tasi messe assieme: se in una abitazione principale media una famiglia di tre persone deve versare al Comune di residenza circa 500 euro, tra addizionale comunale e regionale a un impiegato tocca pagare 732 euro, un lavoratore autonomo 924 euro, un quadro 1.405 euro e un dirigente 3.583 euro. Solo nel caso dell’operaio la situazione si capovolge: le addizionali si attestano, infatti, intorno ai 430 euro.
"Salvo rare eccezioni - denuncia il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - negli ultimi anni le addizionali Irpef hanno subito dei forti incrementi, sia per compensare i tagli dei trasferimenti statali, sia per fronteggiare gli effetti della crisi che hanno messo a dura prova i bilanci delle Regioni e dei Comuni". Il risultato? Gli italiani si sono ritrovati con i portafogli più leggeri. "Pur costando mediamente meno delle addizionali Irpef - fa notare Bortolussi - la Tari e la Tasi sono le tasse locali più avversate dai cittadini". La ragione di questo paradosso va ricercata nelle modalità di pagamento di queste imposte: "Le addizionali Irpef vengono prelevate mensilmente alla fonte, di conseguenza il contribuente non ha la percezione di quanto gli viene decurtato lo stipendio o la pensione.
Per il pagamento della Tasi e della Tari, invece, i cittadini devono mettere mano al portafogli per onorare le scadenze e recarsi fisicamente in banca o alle Poste. Operazioni che psicologicamente rimangono ben impresse nella mente di ciascuno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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