Cosa succede se la Bce alza i tassi

Per l'Italia una mossa aggressiva in tal senso si tradurrebbe in un aumento del costo del capitale in prestito

Cosa succede se la Bce alza i tassi

La BCE è nel mirino di speculazioni e aspettative sul tema caldo dei tassi di interesse: con l'inflazione sempre più pungente, ci sarà la svolta da falco? La risposta è più che mai attesa in Italia, dato che un costo del debito potenzialmente più elevato sarebbe un ostacolo alla crescita. Nonostante Lagarde, presidente della Banca Centrale Europa, abbia parlato di gradualità e necessità di una attenta valutazione dei dati a marzo per poter prendere qualsiasi decisione - rimarcando la differenza con gli USA, dove la Fed è pronta al tapering - il dibattito su tassi più alti si è finalmente aperto.

Money.it ricorda che un aumento del tasso di interesse - applicabile esclusivamente dalla banca centrale di riferimento, come anche per il taglio - vuol dire far salire il costo della presa in prestito del denaro - credito, mutui e finanziamenti sono quindi direttamente coinvolti. Per l'Italia una mossa aggressiva in tal senso si tradurrebbe in un aumento del costo del capitale in prestito; mutui più onerosi e dunque meno favorevoli; prezzi dei titoli di Stato più bassi e rendimenti elevati, ovvero maggiore costo statale per il debito; oneri di finanziamento maggiori e conseguente diminuzione degli investimenti delle imprese; più risparmio e meno spesa con denaro preso in prestito, ovvero meno consumi.

Tutte queste conseguenze andrebbero a intaccare le previsioni di rilancio italiano, dato l’innalzamento delle spese necessarie per pagare gli interessi sul debito. Da ricordare, infine, che tra il 2022 e il 2023 l’acquisto straordinario di titoli di Stato lanciato dal programma PEPP - messo in campo dalla BCE durante l’emergenza pandemica - svanirà, seppure gradualmente.

L’Italia è stata tra le maggiori beneficiarie di tale misura, con una domanda di debito assorbita dalla banca centrale piuttosto importante che è destinata a scomparire. Di conseguenza, senza l’apporto straordinario di Francoforte e con tassi più elevati, l’Italia dovrà fare affidamento quasi esclusivamente su riforme fiscali, stabilità e credibilità politica.

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