Ci mancava soltanto l'elogio di Mario Monti. A farlo è stato l'Osservatorio sui conti pubblici italiani, fondato e diretto da Carlo Cottarelli presso l'Università Cattolica di Milano, secondo cui il rapporto tra debito pubblico e Pil, in assenza della stretta operata dal Professore, "sarebbe cresciuto più rapidamente di quanto osservato, arrivando nel 2018 a 142,1 per cento (circa 11 punti percentuali al di sopra di quanto attualmente previsto per il rapporto tra debito pubblico e Pil alla fine di quest'anno)". I numeri vanno sempre presi con le pinze, perché rischiano di raccontare una realtà parziale. Basta infatti andarsi a leggere un bilancio fatto da Scenarieconomici nel 2013 per capire che quel governo è stato "il peggiore della seconda Repubblica".
La simulazione fatta dall'Oservatorio guidato da Cottarelli è basata partendo da una stima di 2,4 punti percentuali per le misure restrittive introdotte nel 2012 (leggi qui il documento). Se si utilizzasse invece per tale stima quella contenuta nel Def 2012 (3,1 punti percentuali), la simulazione descritta porterebbe a concludere che l'eliminazione della manovra del 2012 avrebbe comportato un rapporto debito-Pil nel 2018 ancora più elevato (145,4 per cento). Il dossier L'andamento del debito dopo la stretta fiscale del 2012 fa notare come "con una crescita del rapporto tra debito e Pil più elevata, sarebbe stato più difficile ottenere una riduzione dello spread: l'azione della Banca Centrale Europea, che ne facilitò la riduzione a partire della seconda metà del 2012, non sarebbe probabilmente stata possibile in assenza di una stretta fiscale da parte dell'Italia e di altri paesi ad alto reddito - si legge - questo perché in assenza di tale aggiustamento la Bce avrebbe potuto considerare tale riduzione non compatibile con l'esigenza di evitare il finanziamento a tassi di interesse bassi di posizioni fiscali insostenibili. Ma in assenza di una riduzione dei tassi di interesse, la dinamica del Pil sarebbe stata meno favorevole di quella riportata nella simulazione. La spesa per interessi sarebbe stata anche più elevata". Per questo motivo, è la conclusione dell'Osservatorio, "il rapporto tra debito e Pil sarebbe cresciuto anche più rapidamente. La crisi si sarebbe approfondita andando probabilmente fuori controllo" (guarda il video).
Centodieci e lode al Professor Monti, insomma? Mica tanto. Perché quella stretta fiscale ha prodotto ben altri danni. A partire dal Pil. "Coi governi di centrodestra e centrosinistra perdavamo l'1% di Pil all’anno (equivalenti a 250 euro di ricchezza in meno all’anno per ogni Italiano) - si legge su Scenarieconomici - con Monti il 2% (circa 500 euro all’anno a persona, neonati inclusi)". Il peggior risultato degli ultimi quindici anni. Nel 2013, una volta chiusa la stagione del Professore, il sito online ha stilato una pagella analizzando i sei indicatori di performance fondamentali che descrivono l'andamento dell'economia reale e delle finanze pubbliche e li ha analizzati con l'andamento del Paese anno per anno, governo per governo, dal 1996 ad oggi. I risultati sono drammatici. Per quanto riguarda la disoccupazione, si legge, "con i governo di centrodestra e centrosinistra il tasso annuo ha avuto uno scostamento medio annuo dello 0,1% migliore della media europea (equivalente a 20.000 disoccupati in meno), con una performance media leggermente migliore negli anni dei governi di centrodestra. Con Monti c'è stato un aumento di ben l’1,5% in più della media europea". Un disastro insomma.
Nel complesso, si legge nelle conclusioni del report, "la manovra Monti imperniata all'85% sulle tasse, ha letteramente 'distrutto' l’economia reale (ricchezza, lavoro, produzione), ha creato inflazione" e ha ottenuto risultati "fortemente negativi sul fronte delle finanze pubbliche".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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