"La crisi si ferma lasciando stare i tassi"

L'economista: "Cambiare politica monetaria per evitare altri fallimenti"

"La crisi si ferma lasciando stare i tassi"

Professor Giulio Sapelli, economista, la crisi della Silicon Valley Bank nasce da due eventi critici: l'aumento dei tassi da parte della Fed e l'eccessiva concentrazione di titoli obbligazionari a lunga scadenza in portafoglio.

«La mancata diversificazione degli investimenti è tipica dei manager pagati con stock option: tendono a produrre effetti leva altissimi. Non trascurerei, poi, l'effetto Cina, ossia la decisione di Xi Jinping di escludere dal consiglio del popolo i manager dell'industria hi-tech. Questo ha avuto un effetto dirompente su tutte le Borse mondiali. Il neo-maoismo di Xi Jinping è sempre stata accompagnato da grandi catastrofi economiche i cui effetti hanno raggiunto ha raggiunto anche la Silicon Valley».

Con i tassi bassi era necessaria una certa dose di spregiudicatezza per ottenere rendimenti elevati.

«I tassi negativi non stanno né in cielo né in terra ma tutti dicevano che andavano bene».

Vero è che la Fed e la Bce hanno invertita repentinamente la politica monetaria.

«Chiamiamo inflazione una cosa che non è inflazione perché l'inflazione è l'aumento dei salari che supera la produttività, mentre i salari sono al livello più basso degli ultimi vent'anni. Chiamiamo inflazione un aumento dei prezzi delle materie prime alimentari ed energetiche, prima per effetto della pandemia che è stato un fallimento manageriale perché non si sapeva prevedere che, con migliaia di navi alla fonda, una volta ripresa l'attività sarebbero aumentati i prezzi dei noli marittimi e poi è arrivata l'aggressione russa all'Ucraina. Questa è una forma di monopsonio (accentramento della domanda in unico attore; ndr) come nella crisi petrolifera degli anni 70, una carenza di offerta. La Bce e la Fed non possono curare una inflazione da carenza da offerta con la politica monetaria. Bisogna aumentare la quantità di offerta e non agire sulla moneta altrimenti l'unica conseguenza sarà far fallire imprese e banche».

Ma dopo dieci anni di tassi bassi non era necessario intervenire?

«Non è con la moneta che si risolve il problema, ma con l'offerta. Bisogna aumentare le quantità offerte».

C'è un rischio di contagio da questo fallimento. Si può fermare il circolo vizioso stretta sui tassi-fallimenti-recessione?

«Per ora non c'è nulla di simile alla crisi del 2007-2008 che coinvolse anche assicurazioni e riassicurazioni. La speranza di bloccare la serie di rialzi è affidata a economisti come Fabio Panetta che ha criticato la politica monetaria all'interno della Bce. Ho fiducia anche nel segretario al Tesoro Janet Yellen affinché comprenda che questa politica non porta da nessuna parte.

E poiché in America non esiste l'autonomia della banca centrale, una favola che ci raccontiamo in Europa, può indurre la Fed a fermarsi. E poi bisogna costruire una direzione diversa, ritornando alla divisione fra proprietà e controllo. Pagare i manager in azioni è dinamite, vuol dire avere sempre una crisi dietro l'angolo».

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