Nella tradizionale "cerimonia" della lettura delle "Considerazioni finali" che si tiene a fine maggio, il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco è stato chiaro: a causa dell’emergenza sanitaria, nel nostro Paese si registrerà un forte calo del Pil e un aumento della disoccupazione. Una tempesta perfetta che potrebbe creare le condizioni per una esplosione del disagio sociale
"L’incertezza oggi è forte. Nei prossimi mesi il recupero della domanda avverrà con lentezza", sono state le parole del governatore che indicano come l’Italia navighi a vista. Secondo Visco, il Pil potrebbe tra il -9% e il -13%: la ripresa ci sarà ma sarà lenta tanto che nel periodo di transizione "potrà ridursi l’occupazione" e "crescere il disagio sociale" con un aumento del numero delle famiglie che "non riescono a mantenere standard di vita accettabili".
Per fronteggiare questa crisi, l’indicazione che arriva dal governatore di Bankitalia è netta: è necessario "rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescere che si è da troppo tempo appannata". Secondo Visco servirà del tempo per trovare un nuovo equilibrio: "È molto difficile prefigurare quali saranno i nuovi equilibri o la nuova normalità che si andranno determinando, posto che sia possibile parlare di equilibri e normalità".
Purtroppo una delle poche certezze in questa fase è che il peso della crisi graverà significativamente sulle famiglie e sulle imprese e "potrà protrarsi ancora a lungo". Meno posti di lavoro e un calo di consumi perché gli italiani tenderanno a risparmiare temendo per il futuro e non avranno liquidità. Per questo, spiega Visco, "potrà crescere il disagio sociale".
Il Pil è precipitato a -5% nel primo trimestre di quest’anno. Negli ultimi mesi gli indici del clima di fiducia delle imprese e dei responsabili degli acquisti sono crollati. Chi ha pagato di più per la crisi sono stati i trasporti, la ristorazione, le attività ricettive, quelle ricreative e culturali, i servizi alla persona, il commercio e il turismo.
Due gli scenari che si profilano all’orizzonte. Nel primo, solo leggermente più ottimistico. il Pil calerà fino ad un -9%, “una flessione superiore a quella sofferta in due riprese tra il 2008 e il 2013”. Poi ci sarà una inversione di tendenza. Nel 2021 il Pil "recupererebbe circa la metà della caduta". Nel secondo scenario, quello più negativo, se il virus riprende vigore e le condizioni finanziarie si deteriorano. In questo caso il Pil sprofonderà a -13% e la ripresa l’anno prossimo sarà "molto più lenta".
Per superare la crisi il governo deve intervenire subito. "Come il distanziamento sociale appiattisce la curva dei contagi senza eliminare il virus, così le misure di sostegno contribuiscono a diluire nel tempo e ad attutire le conseguenze della crisi senza eliminarne le cause". Il governatore promuove l’impegno dell’esecutivo che ha messo in campo il Cura Italia, il decreto liquidità, il decreto Rilancio e altre misure per la fase emergenziale. Provvedimenti messi in campo "secondo le medesime priorità che hanno guidato gli interventi a livello internazionale, concentrandosi sulla capacità di risposta del settore sanitario e sugli aiuti ai lavoratori, alle famiglie, alle imprese". Ma ora bisogna andare alla radice di quei “nodi strutturali” che tengono l’economia italiana inchiodata.
Per Visco la strada è la seguente: "L’economia italiana deve trovare la forza di rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescere che si è da troppo tempo appannata”. Vista la crisi non è un grande problema l’aumento della spesa pubblica, che ha permesso di aiutare famiglie, lavoratori e imprese, ma ora serve un cambio di passo con piani ampi e a lungo termine. Una indicazione netta perentoria, ribadita più volte dal governatore di Bankitalia che ribadisce come sia necessaria “una rottura rispetto all’esperienza storica più recente".
Per fare ciò serve "un disegno organico di riforme" che riguardino, ad esempio, la pubblica amministrazione e il fisco.
I frutti di questa azione si vedranno col tempo"ma un progetto compiuto rende più chiara la prospettiva, influisce sulle aspettative, accresce la fiducia; può fondarsi su punti di forza che pure si sono andati affermando negli ultimi difficili anni". Indispensabile mettere a frutto "le risorse mobilitate per superare le difficoltà più gravi", predisponendo fin da ora le condizioni per il recupero di quanto si è perso, "usare bene il progresso tecnologico per tornare a uno sviluppo più equilibrato e sostenibile, che generi occupazione e consenta anche di ridurre, con la necessaria gradualità ma senza timori, il peso del debito pubblico sull'economia".
Un piano di rilancio ambizioso ma necessario per il quale è necessario avere a disposizione denaro fresco. Per questo Visco invita a usare in modo "pragmatico e accorto" i fondi europei, a mettere in campo una ricomposizione del bilancio pubblico, ma le risorse possono arrivare anche da un recupero di base imponibile e da una riduzione del premio per il rischio sui titoli di Stato.
Il governatore della Banca d’Italia ribadisce che la sostenibilità del debito pubblico non è in discussione ma lo spread, nonostante il calo dell’ultimo periodo, è ancora doppio rispetto ai Paesi da prendere come riferimento. "L’incertezza di fondo che grava sui rendimenti dei titoli di Stato e li rende così più elevati rispetto ai paesi a noi più vicini può essere dissipata solo con scelte di politica economica che guardino oltre il breve termine". Visco ricorda che i soldi del Recovery Fund vanno spesi bene anche perchè non arrivano in modo gratuito in quanto “il debito europeo è di tutti”.
Poi un altro passaggio fondamentale in merito alle prospettive future dell’Italia. "Oggi da più parti si dice: “insieme ce la faremo”. Lo diciamo anche noi: ma purché non sia detto solo con ottimismo retorico, bensì per assumere collettivamente un impegno concreto. Ce la faremo con scelte mature, consapevoli, guardando lontano. Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere. Molti hanno perso la vita, molti piangono i loro cari, molti temono per il proprio lavoro. Nessuno deve perdere la speranza".
Un pensiero accompagnato da una citazione dell’economista John Maynard Keynes, che
nella sua Teoria generale dell’occupazione parlava di "un piano che consenta di resistere a lungo, un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali”".
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