Un affare che puzza di bruciato quello messo in campo dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel. Così sette aziende, 6 italiane e una belga, hanno fatto causa alla Germania per alcuni "dazi nascosti" introdotti dal governo di Berlino. Le imprese hanno impugnato la nuova norma che abbassa i limiti di emissione di formaldeide nei pannelli in truciolato e fibra di legno. Una misura che, a cascata, coinvolge tutta la filiera industriale compresa quella della produzione di mobili e cucine. Un modo che di fatto rallenta o blocca da tutta Europa l’import di questi prodotti nel Paese teutonico. L’ennesima prova di astuzia di Frau Merkel.
A difesa di quegli imprenditori si è schierata oggi la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Scrive su Facebook: "La Germania introduce dei dazi occulti contro il made in Italy, nel totale silenzio del governo Pd-M5S. In violazione di ogni norma europea sul mercato unico, la Germania ha stabilito che il marchio Ce non è sufficiente per ammettere la libera circolazione delle merci comunitarie sul proprio territorio e ha introdotto unilateralmente ulteriori standard". Ultimo caso (come aveva ricordato ilGiornale) i limiti di emissione di formaldeide nei pannelli in truciolato e fibra di legno. "Un dettaglio?", si chiede la presidente di Fdi. "No. Guarda caso questa norma penalizza enormemente la filiera del mobile italiano. Il governo presieduto da Giuseppe Conte rimarrà in silenzio anche su questo, per non indispettire la signora Merkel", continua.
Il riferimento, come abbiamo scritto, è alla causa intentata contro Berlino per violazione delle regole europee in materia di commercio intentata da sette aziende. I legali delle imprese hanno impugnato la nuova norma tedesca. "Abbiamo capito da Bruxelles che la Germania, invece di mettere i dazi come fa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui prodotti, cerca di proteggere la propria industria attraverso standard o prescrizioni che non sono così visibili o chiari come è un dazio, ma che alla fine come barriera d’ingresso hanno lo stesso effetto", ha detto all’Adnkronos Paolo Fantoni, ad dell’omonimo gruppo industriale e presidente dell’European Panel Federation.
Il tutto dovrebbe comportare danni da capogiro per il made in Italy dato che la Germania rappresenta per il nostro Paese il secondo mercato e che solamente per quanto riguarda i pannelli, nel 2019 le nostre aziende ne hanno prodotto quasi 4 milioni di metri cubi. "Noi, fa sapere all’Adn Fantoni, non siamo certo contro la salvaguardia dell’ambiente e della salute. Ma se passa il principio che ogni Stato da solo può violare le regole europee e varare propri standard che non rispettano le norme comuni, allora i prodotti non sono più liberi di circolare e il mercato unico non esiste più".
Si contesta in particolare la modifica unilaterale delle condizioni che rendono non valida (o per meglio dire, insufficiente) la marcatura Ce. Quel marchio europeo prevede che un prodotto debba poter circolare liberamente in tutti i mercati dell’Unione.
La Germania ha modificato da sola, rendendoli più stringenti, i limiti di emissione di formaldeide previsti dalle norme per la certificazione Ce rendendo di conseguenza fuorilegge tutti quei prodotti che non rispettano gli standard tedeschi. Anche quelli con marcatura europea. Un vero e proprio attentato contro le nostre aziende.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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