Dopo la tempesta del virus rischio "tsunami" di tasse

Nella bozza del Def si stima anche che il tasso di disoccupazione aumenterà raggiungendo l’11,6% mentre il debito pubblico schizzerà al 155,7%

Dopo la tempesta del virus rischio "tsunami" di tasse

Pessime notizie per i contribuenti italiani. Dopo la tempesta provocata dal coronavirus, che non è ancora terminata, all’orizzonte si profila uno tsunami di tasse. La pressione fiscale, infatti, salirà dal 42,4% del 2019 nel 2020 al 42,5% del Pil e ulteriormente nel 2021 raggiungendo il 43,3% del Pil.

Questa stima è contenuta nella bozza del Def, il Documento di Economia e Finanza. Al netto della bonus degli 80 euro mensili, innalzato a 100 euro per i soggetti con reddito complessivo lordo fino a 28.000 euro, la pressione fiscale passerebbe dal 41,9% del 2019 al 41,8% nel 2020 per raggiungere il 42,5% nel 2021.

In serata, nella versione definitiva varata in Cdm, si legge che la pressione fiscale "scenderà dal 41,9% del 2019 al 41,8% nel 2020 e al 41,4% nel 2021" per effetto della completa sterilizzazione degli aumenti Iva e accise prevista nel dl aprile e del taglio del cuneo fiscale. Tutte misure queste che però dovranno trovare delle coperture.

Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato afferma: "Incredibile ma vero: il governo ha scritto nel Documento di economia e finanza che le tasse aumenteranno sia quest'anno che nel 2021, portando la pressione fiscale al livello record del 43,3 per cento. Intanto - continua la parlamentare in una nota - lascia ad Equitalia la facoltà di effettuare a giugno otto milioni di verifiche fiscali. Di tutto il Paese avrebbe bisogno meno che del proseguimento della politica tasse e manette, dell'assistenzialismo perpetuo e dello spirito anti-impresa di questa maggioranza".


Ma purtroppo c’è di più. Nel corso di un’audizione parlamentare tenutasi lo scorso mercoledì, il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha avvisato della pioggia di cartelle esattoriali in arrivo: "L'Agenzia si prepara ad emettere entro quest'anno circa 8,5 milioni di atti e comunicazioni".

Resta ormai poco più di un mese alla scadenza della moratoria del 31 maggio, attuata per l’emergenza sanitaria, per una gran quantità di versamenti e accertamenti fiscali. Al momento, però, la liquidità promessa dal governo praticamente non ha iniziato ad affluire nel sistema delle imprese. Queste ultime a giugno si troveranno in un situazione decisamente delicata in quanto avranno ripreso da poco l’attività, a meno di imprevisti, ma si troveranno a dover far fronte a spese per la sicurezza anti-Covid. Il tutto sperando che nel frattempo siano arrivati gli aiuti di Stato. Infine, come ha annunciato Ruffini, ecco la una pioggia di cartelle esattoriali.

Nella bozza di Def esaminata dal Cdm è riportato che l'impatto dello choc provocato dal lockdown in atto da marzo sull'intero territorio nazionale e dell'accresciuto livello di incertezza è pari ad un -6,9% di Pil. In pratica, una perdita di 0,75 punti per ogni settimana di blocco delle attività. In termini di Pil nominale, l'Italia rispetto al 2019 vedrà andare in fumo 126 miliardi. Nell'ipotesi di uno scenario avverso, quello che include una seconda ondata di contagi, il Prodotto interno lordo potrebbe far segnare un -10,6%.

Visto che le brutte notizie non vengono mai da sole, ecco un altro dato decisamente negativo. Sempre in base a stime, il tasso di disoccupazione aumenterà raggiungendo l’11,6%. Ci sarà un recuperò nel 2021 quando calerà all'11%. L’occupazione è prevista in discesa del 2,2%, con un monte di ore lavorate che crolla del 6,3%. "Nonostante le rilevanti misure a tutela dell'occupazione dipendente adottate dal Governo, infatti, la crisi colpirà inevitabilmente alcune tipologie di lavoro, in particolare quelle stagionali e quelle dipendenti con contratti a termine”, si sottolinea nel documento dove si specifica che “dovrebbe invece risultare più contenuto l'impatto sull'occupazione indipendente, che sul piano della contabilizzazione statistica nell'ambito dell'indagine delle Forze di Lavoro ricomprende anche i lavoratori che dichiarano la propria attività solo momentaneamente sospesa o comunque non interrotta da più di tre mesi. Inoltre, in molti settori dei servizi, così come in diversi settori industriali, soprattutto dove rilevano le aziende di grandi dimensioni, il ricorso a forme di lavoro agile aiuterà la tenuta dei livelli occupazionali".

"Tenuto conto dell'impatto finanziario del Decreto con le misure urgenti di rilancio economico, l'indebitamento netto è stimato, in base alla previsione del Pil tendenziale validata dall'Upb, pari al 10,4 per cento quest'anno e al 5,7 per cento nel 2021", si legge ancora nella bozza del Def. "Il Governo elaborerà nuove previsioni macroeconomiche programmatiche quando sarà superata la fase emergenziale più acuta alla luce della versione finale delle nuove politiche urgenti, dell'evoluzione globale della pandemia, della strategia adottata per la riapertura dei settori produttivi e dei dati economici che si renderanno disponibili nel frattempo - si sottolinea nel documento -. Va in ogni caso sottolineato che l'adozione del Pil tendenziale assicura una valutazione prudenziale circa l'andamento del deficit e del debito della Pa in rapporto al Pil".

La revisione al ribasso della crescita e le misure anti-contagio spingono al rialzo l'asticella del rapporto con deficit e debito. Il disavanzo passa dal 2,2% stimato lo scorso dicembre al ben più alto 10,4%. Poi il prossimo anno ci dovrebbe essere un calo fino al 5,7%. Il debito pubblico dovrebbe schizzare al 155,7% dal 134,8%. Nel 2021, invece, dovrebbe scendere al 152,7%. Ma il governo, nella bozza del Def, assicura che "è sostenibile" e "verrà ricondotto verso la media dell'area euro nel prossimo decennio". Le stime tengono conto di proventi da privatizzazioni e altre operazioni pari a 0,2% del Pil all'anno nel 2020-21. I redditi da lavoro dipendente nel corso dell'anno dovrebbero registrare una contrazione del 5,7%. La spesa delle famiglie dovrebbe far segnare un pesante - 7,2%. L'export potrebbe diminuire di 14,4 punti mentre l'import è previsto in calo del 13,5%

Nel Def il governo annuncia un nuovo pacchetto di interventi urgenti di semplificazioni e deroghe per rilanciare gli investimenti pubblici e privati nell'edilizia e nel commercio, tra gli altri settori interessati.

Annunciato anche lo stop all'automatismo delle clausole di salvaguardia: una scure da 20,1 mld di rialzi Iva e accise per il prossimo anno in caso di mancato raggiungimento degli impregni Ue di bilancio.

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