«Il Def, documento di programmazione della politica economica nazionale, sarà solo tendenziale perché ogni esercizio di previsione può essere superato dagli eventi». Il ministro Giancarlo Giorgetti oggi si presenterà con questo mantra di fronte all'Europa anche e, soprattutto, alla luce del grave impatto del Superbonus firmato Giuseppe Conte che ha letteralmente mandato in tilt i conti pubblici (e i conti del Def). Il tutto, trascinando l'Italia in fondo alla classifica europea per il peggiore indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e per il più alto debito pubblico dopo la Grecia. Insomma, grazie a quello scriteriato provvedimento la cosa pubblica fa acqua da tutte le parti e la perdita viaggia sui 137,3 miliardi. Certo non siamo i soli: l'Istat certifica che sono 23 su 27 gli Stati dell'Ue che hanno chiuso il 2023 in deficit. Ma l'Italia registra un primato negativo: per l'indebitamento netto delle amministrazioni è la prima della lista con un valore che si assesta al 7,4%. Rimane invece invariato, ma sempre su livelli alti, il debito pubblico: l'ultimo trimestre del 2023 ha segnato un debito al 137,3% del Pil. Il trimestre precedente segnava un 137,9%. Peggio di noi solo la Grecia con un debito a quota 161,9%.
Dagli ultimi calcoli dell'Istituto di statistica si scopre, dunque, che il deficit del 2023 non è il 4,3% del Pil come scritto nel Def 2023, non è il 5,3% come previsto dalla NaDef di fine settembre, ma non è nemmeno il 7,2% indicato nel nuovo Documento di economia e finanza in discussione ieri alle Camere.
Si tratta dell'ennesima voragine scavata dal Superbonus: ad aggiornare il dato è il risultato delle migliaia di comunicazioni su sconti in fattura e cessioni piovute sull'agenzia delle Entrate entro il 4 aprile scorso.
Con il ricalcolo, il disavanzo dell'anno scorso arriva a 154.124 milioni, cioè 4.649 in più di quelli contati il 1° marzo scorso. Numeri che secondo Giorgetti rafforzano la precarietà di un Def «che deve essere solo tendenziale» confermando la volontà di tenere la rotta in una correzione del sentiero di viaggio. Una delle tre direttrici del ministro che sul Def punta a una impostazione programmatica, anche alla luce delle decisioni europee che saranno prese sull'attuazione della governance.
Oggi il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo discuterà e voterà sulla revisione delle regole di bilancio concordate già con il Consiglio. E Giorgetti ha fatto sapere che probabilmente la maggioranza (Lega , Fdi e Fi) si asterrà.
Tornando al deficit, è stato lo stesso Istat a definire i contorni del problema: «Questa nuova versione dei conti recepisce le più recenti evidenze quantitative sulla spesa per i crediti d'imposta connessi al cosiddetto Superbonus, dal momento che il 4 aprile 2024 è scaduto il termine per comunicare all'Agenzia delle Entrate la scelta di avvalersi della cessione del credito o dello sconto in fattura».
Del Superbonus aveva precedentemente parlato anche Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, evidenziando come l'ammontare dei crediti d' imposta da Superbonus equivalga a 77 miliardi «oltre cinque volte superiore a quanto il Def 2023 prevedeva sarebbe maturato nell'anno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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