Dieselgate, Vw rimborserà i clienti con l'auto truccata

Una causa vinta dà il via ai risarcimenti. Class action: per Altroconsumo resa dei conti vicina

Dieselgate, Vw rimborserà i clienti con l'auto truccata

L'incubo Dieselgate continua. Dopo quasi 5 anni, Volkswagen è ancora alle prese con sentenze, cause e risarcimenti. L'ultima tegola causata dalle emissioni truccate per far apparire meno inquinanti vari modelli del gruppo, arriva dalla Corte di giustizia federale tedesca. Un cliente, ha visto i giudici dargli ragione e otterrà così un congruo risarcimento. A questo punto, secondo la Corte, chi ha acquistato un'auto con il software taroccato potrà restituire il mezzo e farsi ridare i soldi spesi per l'acquisto, considerando però l'usura del veicolo e i chilometri percorsi.

Il cliente che ha vinto la causa si chiama Herbert Gilbert. Per la sua auto, una Sharan costata 31.500 euro nel 2014, riavrà da Volkswagen oltre 25mila euro.

Il verdetto spiana ora la strada alla possibilità che migliaia di proprietari di modelli del gruppo tedesco chiedano un rimborso, mentre Wolfsburg reagisce promettendo «offerte appropriate». La decisione potrebbe, infatti, coinvolgere circa 60mila richieste individuali; altri 262mila casi sono già stati coperti da un accordo di class-action per 830 milioni. «L'obiettivo è di chiudere l'onere giudiziario il più rapidamente possibile», rispondono dal gruppo.

Finora, il Dieselgate è costato a Volkswagen oltre 30 miliardi in multe a livello mondiale, la galera negli Usa per due dirigenti, procedimenti penali e indagini ancora in corso, per non parlare delle teste illustri saltate.

Euroconsumers, in una nota, ricorda al gruppo automobilistico che il Dieselgate è uno scandalo internazionale e che tutte le vittime, indipendentemente dalla nazionalità, devono essere risarcite. Class action sono attive in Italia, Spagna, Portogallo e Belgio. In Italia, intanto, la Procura di Verona ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale nei confronti dei legali rappresentanti del gruppo che si sono succeduti dal 2009 al 2015. Resta invece aperta la class action, alla quale hanno aderito circa 76mila proprietari di vetture coinvolte nello scandalo, presentata da Altroconsumo al Tribunale di Venezia. «La richiesta del pm di Verona - commenta Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo - era prevedibile in quanto non è stata trovata alcuna prova di frode in commercio. L'indagine del pm, comunque, non ha solo riguardato l'ipotesi di dolo, ma anche il fatto, attraverso un'approfondita consulenza tecnica che noi abbiamo già prodotto al Tribunale di Venezia. Volkswagen Italia sta facendo le pulci ai 76mila aderenti, cercando di abbassare questa quota.

Noi chiediamo che prima si arrivi alla sentenza che stabilisca a chi spetta il risarcimento e a quanto ammonta. Quindi, si vedrà chi tra i 76mila non ne ha diritto, al massimo qualche migliaio, non 70mila come asserisce invece Volkswagen». La tegola italiana, per Volkswagen, stando così le cose, ammonterebbe a circa 350 milioni.

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