Parola d'ordine: niente panico. Il modo migliore per affrontare il rischio di una tempesta perfetta in campo finanziario legato all'esplosione della guerra in Ucraina è quello di non lasciarsi prendere la mano dall'attualità. I mercati, ci insegnano i più grandi esperti di finanza, sono in fin dei conti costrutti umani, e come tali vanno analizzati e trattati. Sulla scia delle profezie che si autoavverano, l'inizio di una situazione di panico generalizzato può portare a casi di panic selling sui mercati, a destabilizzazioni nei mercati dei capitali, a problemi di fiducia.
Come navigare in un mare in tempesta? A seconda degli asset posseduti, esistono diversi comportamenti da seguire che possono depotenziare le problematiche di breve periodo e la sfiducia generale che la crisi può creare.
Per gli investitori che posseggono azioni, il consiglio ottimale è quello di aspettare e far riassorbire l'effetto del fattore tempo. Come ha ricordato Amedeo Maddaluno, analista geopolitico e esperto di consulenza aziendale, i mercati del resto da tempo "prezzavano" il rischio della crisi ucraina, come dimostrato dalla discesa del Ftse Mib di Milano da 28mila a poco più di 24mila punti nell'ultimo mese, dallo sgonfiamento di diversi indici in Europa e negli Usa, dal crescente incedere della volatilità. "I mercati prevedono e scontano prima di un evento le conseguenze”, ha ricordato Maddaluno, e dunque la "bomba" del primo giorno di guerra, che ha portato al ribasso borse e listini, è destinata a riassorbirsi secondo un trend che appare ormai strutturale: mediamente, riporta una recente analisi di LPL Research su dati dell’indice Dow Jones di New York, tutti i grandi eventi geopolitici dell'ultimo mezzo secolo hanno visto gli shock borsistici sui listini azionari riassorbiti nel giro di trenta giorni, massimo due mesi. Questo dovrebbe indicarci la strada ottimale: tenere duro e non alimentare fenomeni di volatilità che rischiano di far auto-avverare ogni timore.
Per i posessori di obbligazioni corporate, chiaramente, il discorso è abbastanza simile. In una fase di breve-medio periodo bisogna aspettarsi determinati settori (energia e bancari) sottoposti a maggiori fibrillazioni, ma fortunatamente parliamo di compagnie e imprese dalla grande salute strutturale e che dunque non dovrebbero destare preoccupazioni.
Nel contesto dei titoli di Stato, la crisi porta a una scelta di campo ben netta: la deflagrazione della guerra, sulla scia della tempesta energetica e inflattiva delle ultime settimane, segna una profondissima cesura tra i titoli di Paesi in relativa salute e quelli di Paesi in via di sviluppo dall'elevata connotazione speculativa. Dunque, il rafforzamento della sicurezza di titoli di Stato europei, compreso il nostro Btp, spingerà sempre più a distinguere nettamente tra gli investimenti ad alta volatilità (Paesi in via di svilluppo) e quelli più sicuri.
Chiaramente, nel contesto della crisi russo-ucraina la sfida principale è quella dell'economia reale e delle materie prime. Gas naturale, petrolio, nickel, terre rare hanno visto le proprie quotazioni impennarsi prima e dopo l'invasione di Mosca oltre il confine. Ma questo si sostanzia come un problema strutturale e sistemico: bisogna tenere conto, in ogni caso, che il conflitto farà in Europa probabilmente venire meno l'intenzione della Banca Centrale Europea di iniziare ad alzare il tasso di interesse da anni bloccato a zero e operare una stretta monetaria destinata ad aumentare l'inflazione. L'Ucraina è, come il Covid due anni fa, il volano con cui i mercati potranno essere nuovamente inondati di liquidità e gestiti in fase emergenziale. Dunque nel quadro di un sistema generale volto a lenire le perdite strutturali.
A livello complessivo, dunque, la lezione della Guida Galattica per Autostoppisti, "Don't Panic", deve apparire come il punto di partenza. A cui aggiungere, come sottolineato da Altro Consumo, la decisione di "non investire tutti i tuoi risparmi su una sola azione o su un solo mercato (per esempio solo azioni italiane), ma di ripartire bene i risparmi su più Borse", nella consapevolezza che emergerà con sempre maggior forza la distinzione tra mercati speculativi e investimenti più sostenibili sotto il profilo finanziario.
Nervi saldi e diversificazione del rischio: niente di nuovo anche nell'era della crisi ucraina. Che esplode in una fase in cui la volatilità era già scontata dagli operatori e non deve portare a falli di reazione degli operatori.
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