Generali raddoppia l'utile nel semestre e l'ad Philippe Donnet rivendica con orgoglio i risultati non scontati raggiunti. Ma nello stesso tempo crescono le pressioni e gli interrogativi sulla governance del gruppo in vista, la prossima primavera, del rinnovo del cda e dello stesso Donnet.
Il manager, ieri, nel corso di un incontro con la stampa, ha mandato un messaggio indiretto a coloro che, secondo indiscrezioni, avrebbero sollevato perplessità sulla opportunità per un cda in scadenza di presentare un nuovo piano industriale, ricordando en passant di aver realizzato con grande successo due piani industriali e di essere al lavoro sul terzo che sarà molto ambizioso e verrà presentato al mercato il 15 dicembre.
Il Leone di Trieste ha chiuso la prima metà del 2021 con 1,54 miliardi di profitti (dai 774 milioni di un anno fa), un risultato operativo di 2,99 miliardi (in aumento del 10,4%), 38 miliardi di premi lordi (+5,5%) e un indice di solvibilità al 231% (da 224% di dicembre). Risultati eccellenti - secondo Donnet grazie a cui - Generali risulta perfettamente in linea, nonostante un contesto molto sfidante, per aggiungere tutti gli ambiziosi obiettivi del piano al 2021, ovvero crescita annua composta dell'utile per azione 2018-21 tra il 6 e l'8%, indice di redditività Roe 2021 superiore all'11,5% e 4,5-5 miliardi di dividendi cumulati tra il 2019 e il 2021. Il management non ha poi escluso la possibilità di destinare alla remunerazione degli azionisti anche gli 8-900 milioni che il piano industriale in scadenza prevede per lo shopping e che sono ancora in cassa, pur ribadendo che l'opzione M&A rimane quella prediletta. Tutto questo non è bastato a sostenere il titolo a Piazza Affari: Generali ha chiuso la seduta a 16,6 euro in calo dell'1%: pesa l'incertezza sul futuro..
Sulla semestrale il cda ha espresso soddisfazione: lo ha sottolineato prima il comunicato stampa del gruppo e poi lo stesso ad. La scelta di rimarcarlo non è casuale né di pura forma, considerando che proprio la conferma di Donnet al vertice della compagnia è messa in discussione, secondo voci ormai ricorrenti, da due dei pesi massimi dell'azionariato del gruppo, Francesco Gaetano Caltagirone (al 5,6% del capitale), vicepresidente del gruppo e assente, in polemica con il management, all'assemblea di bilancio dello scorso 29 aprile e Leonardo Del Vecchio (al 4,8% del capitale).
Donnet non ha risposto a chi gli chiedeva del mancato allineamento del management con alcuni soci nonostante i risultati raggiunti, rimarcando come da cinque anni stia creando valore per gli azionisti. Tutti gli azionisti, compresi i soci più recalcitranti con cui proseguirà il confronto in vista del cda del 27 settembre quando, come deciso dal board di lunedì (non, tuttavia, all'unanimità), si parlerà della possibilità per il cda di Generali di presentare una propria lista.
Una scelta che vede contrapposti Mediobanca (azionista al 12,97% del capitale del Leone) da un lato e dall'altro Caltagirone e Del Vecchio che puntano a un maggior spazio nella compagnia assicurativa e che, nel frattempo, si arroccano in Piazzetta Cuccia.
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