Sono volate parole grosse, ieri, fra il patron di Luxottica, Leonardo del Vecchio e l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. «Messina ha raccontato che voleva scalare le Generali come fosse stato al bar», ha detto il primo. «Non sa di cosa parla, mi sta diffamando», ha ribattuto il secondo.
A cominciare è stato Del Vecchio durante l'assemblea del gruppo di occhialeria: dopo aver brindato a un primo trimestre chiuso con un balzo del 5,2% del fatturato a 2,38 miliardi, ha commentato la vicenda della ventilata scalata della banca a Generali che all'inizio dell'anno ha animato le cronache finanziarie e il mercato. «Credo sia stato un discorso da bar trasferito in economia. Non so come si possano fare questi discorsi da parte di un amministratore delegato che dice questo al bar, perché lo ha detto al bar, come se stesse parlando di Inter e Milan. Come è possibile, con due società quotate in Borsa, che un amministratore di una delle due faccia queste dichiarazioni? Noi vorremmo comperare, come se io dicessi che vorrei comprare la Microsoft», ha detto Del Vecchio che del Leone è un azionista storico. E ancora: «Ha fatto danno agli investitori più che al mercato. Questo in America sarebbe stata una class action» che «sarebbe costata molto alla banca».
Le parole dell'imprenditore raggiungono i piani alti di Intesa e dopo poco arriva la replica di Messina: «Evidentemente non sa di cosa parla e neanche sa come sono andate le cose. Intesa non ha mai commentato l'argomento se non in conseguenza dell'acquisto del 3% dei titoli della banca da parte di Generali, che peraltro continua a detenere. Successivamente a tale acquisto Intesa ha informato i mercati in maniera trasparente e rispettosa delle norme, da ultimo comunicando la decisione di bocciare la possibile operazione di combinazione industriale in quanto non creava valore. Quelle di Del Vecchio sono affermazioni diffamatorie a fronte delle quali reagirò nelle sedi opportune a tutela mia e della banca». Dal ring della finanza al tribunale, dunque. Per capire la miccia che ha innescato lo scontro bisogna fare un passo indietro a tre anni fa. Già allora Intesa aveva annunciato, in occasione della presentazione del piano d'impresa 2014-2017, la volontà di crescere nel private banking, nell'asset management e nell'assicurazione, anche grazie all'alleanza con partner internazionali. Dopo aver archiviato un 2016 positivo, l'istituto inizia quindi a guardarsi intorno per rafforzarsi attraverso anche una adeguata diversificazione dei ricavi.
E qui la vicenda entra nel vivo. Nel weekend del 21-22 gennaio il quotidiano La Stampa rilancia alcune indiscrezioni su un possibile interesse di Intesa a valutare il dossier Generali. Il 23 gennaio, lunedì, la compagnia assicurativa comunica al mercato di avere acquisito diritti di voto su titoli Intesa per il 3,01% del capitale.
Il giorno dopo la banca chiarisce i criteri con cui valuta eventuali opzioni di crescita esogena, dichiarando che tra i dossier in corso di valutazione era compreso anche quello su Trieste. Il 24 febbraio Intesa annuncia di aver completato le analisi su una possibile fusione, decidendo di fermare i motori e non procedere con l'operazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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