Ci sono Paesi in cui la sigaretta elettronica ormai rappresenta uno strumento di supporto per i fumatori più incalliti. Quasi un dispositivo medico, per convincere chi non riesce ad abbandonare la dipendenza da nicotina almeno ad abbattere drasticamente il numero di sostanze pericolose che vengono inalate. Quelle che si sprigionano con la combustione sono un numero impressionante: almeno 4mila tossiche e 70 cancerogene di classe A ad ogni boccata.
"Con il vaping la riduzione della tossicità è pari al 95-98 per cento", chiarisce Fabio Beatrice, otorinolaringoiatra con alle spalle anni di battaglie per convincere i suoi pazienti a buttare il pacchetto di sigarette. Il medico, che ha fondato il centro anti-fumo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino e che recentemente è stato nominato direttore scientifico del Mediterranean Observatory on Harm Reduction (MOHRE), ci spiega al telefono che il Regno Unito potrebbe diventare "il primo Paese al mondo in cui le e-cig potranno essere prescritte dal medico come sostituto del tabacco per aiutare i fumatori a smettere con le sigarette". In Nuova Zelanda lo scenario è simile. Il governo della premier laburista Jacinda Ardern, alla fine dello scorso anno, ha vietato l’acquisto delle sigarette ai nati dopo il 2008. Allo stesso tempo il Parlamento ha riconosciuto le e-cig come strumento per supportare chi vorrebbe dire addio al tradizionale pacchetto di sigarette. È stata la stessa primo ministro a definire il fumo "digitale" uno "strumento importante" in questo senso.
Il dibattito è aperto anche in Europa. Il prossimo 15 febbraio nell’emiciclo di Bruxelles verrà discusso il report della commissione speciale BeCa sulla lotta al cancro, che contiene le linee guida per il contrasto alla diffusione dei tumori attraverso la promozione di stili di vita sani. Nella bozza licenziata dalla commissione lo scorso dicembre, su pressione dei Popolari europei, è stato inserito il concetto di riduzione del rischio associato all’utilizzo delle sigarette elettroniche per aiutare i fumatori fortemente dipendenti. Il report della BeCa raccomanda alla Commissione di "proseguire le valutazioni scientifiche dei rischi per la salute legati alle sigarette elettroniche, ai prodotti del tabacco riscaldato e ai nuovi prodotti del tabacco, compresa la valutazione del rischio derivante dall'uso di tali prodotti rispetto al consumo di altri prodotti del tabacco", ma introduce il concetto di "rischio relativo" e cioè non più valutato in senso assoluto, ma a confronto con le sigarette tradizionali.
"È la nicotina che crea dipendenza, ma non è la nicotina che provoca il cancro, il problema sono i prodotti di combustione associati al fumo di sigaretta", ripete anche il professor Umberto Tirelli, ex primario oncologo e attuale senior visiting scientist dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano. "Per questo – aggiunge - inalare nicotina senza combustione riduce i danni". "In Giappone, ad esempio, -spiega l’esperto contattato dal Giornale.it – da quando sono stati introdotti i dispositivi a tabacco riscaldato c’è stato un costante declino nelle vendite di sigarette tradizionali". "Tra qualche anno, quindi, ci aspettiamo di vedere un conseguente calo del numero di casi di tumore. In Svezia – va avanti – è già successo con la diffusione dello snus, il tabacco umido in polvere, utilizzato soprattutto dagli uomini". "Non è un caso che nel Paese scandinavo – prosegue Tirelli – l’incidenza del cancro ai polmoni negli individui di sesso maschile sia più bassa che nel resto d’Europa".
La riduzione dell’esposizione alle sostanze tossiche è stata confermata in linea di principio anche dalla FDA americana, che ha introdotto una categoria apposita, quella di "prodotti del tabacco a rischio modificato", per i dispositivi innovativi a base di nicotina. Tornando al dossier dell’Unione europea, ci sono alcuni punti che restano controversi. Le dichiarazioni di principio sulla riduzione del danno, infatti, non corrispondono poi, nella pratica, ad una tassazione differenziata tra le sigarette classiche e i nuovi prodotti, nonostante sia proprio la leva fiscale uno dei principali strumenti a disposizione del legislatore per orientare i consumi.
"I prodotti del tabacco meno dannosi dovrebbero essere promossi con una tassazione agevolata", afferma Tirelli. "È ovvio che non bisognerebbe fumare affatto – precisa – ma la dipendenza, di qualsiasi tipo, va combattuta con degli strumenti ben precisi". "Il tabagismo è una dipendenza, e l’idea che una dipendenza possa essere contrastata solo con divieti e aumento dei prezzi è ridicolo, ci vogliono politiche di sostegno e di aiuto per quelli che non riescono a smettere", gli fa eco Fabio Beatrice. "La sigaretta elettronica se ben utilizzata permette di sostituire integralmente il fumo classico e di gestire la somministrazione di nicotina per disintossicarsi gradualmente dalla sostanza", prosegue il medico.
"La riduzione del numero di malati con l’utilizzo di questi dispositivi – precisa – è una cosa che si vedrà nel tempo, attraverso la sorveglianza su ampie fette di popolazione.
Certo è che applicare il rigore scientifico e la cautela in modo esasperato è controproducente, considerato anche il fatto che ci sono studi ed evidenze solide che dimostrano la riduzione del rischio con questi prodotti: chi fuma solo digitale dopo otto mesi mostra valori di monossido di carbonio nella norma, esattamente come i non fumatori". La questione non è di poco conto, visto che negli ultimi due anni, in Italia, i decessi per tumore sono stati più del doppio di quelli per il Covid.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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