Ecco gli assegni dopo lo "scippo": cosa cambia per i pensionati

I pensionati hanno perso potere d'acquisto a causa delle rivalutazioni bloccate delle pensioni. E le misure del governo non accontentano nessuno

Ecco gli assegni dopo lo "scippo": cosa cambia per i pensionati

Più del 90% dei pensionati ritiene di aver perso una parte del proprio potere d'acquisto, a fronte di un misero 3% che ritiene invece di averlo mantenuto costante.

Questo è il risultato della ricerca "Sogni e bisogni dei pensionati", realizzata da Fondazione Di Vittorio e Tecnè per lo Spi-Cgil in vista della manifestazione indetta dai sindacati che si terrà il prossimo 16 novembre, al Circo Massimo a Roma. La necessità di migliorare il sistema di rivalutazione delle pensioni è quanto mai impellente, e anche il 40% dei pensionati considera tale misura "urgente". Il 31%, sottolinea ancora la ricerca, chiede l'aumento delle pensioni più basse, mentre il 17,5% auspica per la diminuzione delle tasse, considerate dal 77,5% dei pensionati necessarie ma al momento troppo elevate. La rivalutazione delle pensioni rispetto al costo della vita dovrebbe infatti essere sempre al 100%, tranne per quelle più alte, per il 42% dei pensionati; il 25% di loro pensa invece che la rivalutazione totale debba esserci solo per quelle più basse, mentre il 23% la estenderebbe a tutte le pensioni.

Una mancia che non accontenta nessuno

A proposito delle rivalutazioni, dal 2011 a oggi i pensionati hanno subito uno smacco non da poco. Secondo un calcolo della Uil, nell'arco di 12 mesi un pensionato può dover fare i conti con uno "scippo" che, in certi casi, può arrivare anche a 1000 euro ogni anno. E la colpa è tutta delle rivalutazioni azzoppate, le quali hanno provocato una evidente perdita del potere d'acquisto degli stessi pensionati.

Cosa intende fare il governo giallorosso per uscire dall'impasse? L'esecutivo ha promesso sì una rivalutazione piena, e anche sugli assegni fino a 2.029 euro al mese, ma si tratta di una specie di mancia, con un aumento compreso tra i 25 centesimi e i tre euro al mese. Scendendo nel dettaglio, il piano del governo prevede che le rivalutazioni siano ritoccate in questo modo: al 77% per le pensioni comprese tra i 2.029 e i 2.538 euro al mese; al 47% per quelli tra 3.046 e 4.061 euro al mese; al 45% per gli assegni che superino i 4.569 euro mensili.

Questo fino al 2022, perché da lì in poi scatterà la perequazione del 90% per gli assegni compresi tra 2.029 e 2.538 euro al mese e del 75% per quelli oltre i 2.538 euro mensili. Dopo aver fatto un paio di conti, si capisce cosa spinga i rappresentanti dei pensionati a marciare compatti nel dichiarare guerra al governo.

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