La Grecia ha i giorni contati. Tra tavoli, accordi e ipotesi referndarie, la situazione ad Atene diventa sempre più critica. Di fatto le strade che Tsipras e il suo governo ha davanti sono tre. La prima è la più dolorosa dentro le mura di casa, ma la più favorevole sul campo dei rapporti internazionali. Il governo Tsipras dovrebbe accettare il piano dei creditori senza passare dal referendum e quindi in questo caso alzare bandiera bianca. Questa mossa prevede lo sblocco degli aiuti alla Grecia, evitando di fatto il default. Ma dall'altro lato verrebbe imposta la linea dell'austerity con taglia a pensioni e stipendi: l'esatto contrario del programma di Tsipras.
Il secondo scenario prevede il muro contro muro. La prima conseguenza, che in queste ore si sta già verificando, è il collasso del sistema bancario, alimentato finora dalla liquidità della Bce. In questo caso scattano le fughe dei correntisti e il relativo prelievo di massa. Atene si muove per arginare la fuga imponendo restrizioni ai movimenti di capitali. Al 30 giugno, cioè domani, con questa soluzione la Grecia va verso un default parziale, ovvero verso un "arrears": arretrati col pagamento. La stessa situazione, come ricorda la Stampa, riguarda anche Paesi come Somalia, Zimbawe, e Cuba. In questo caso la Grecia avrebbe un'economia ferma dai controlli dei movimenti e un sistema bancario fragilissimo.
La terza via è quella del Grexit. Dopo il mancato rimborso al Fondo, Atene non riesce a rimborsare nemmeno i 3,5 miliardi di titoli in scadenza alla Bce. In questo caso scatta di fatto il vero default. La Bce sarebbe costretta a dire no alla liquidità per le banche greche e così si andrebbe verso il collasso totale degli istituti di credito.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.