Edilizia: chiuse 11mila aziende, persi 446mila posti

Mentre l'Ue cresce, l'Italia perde 11mila aziende e manda in fumo 446mila posti. L'Ance: "Toccato il fondo"

Edilizia: chiuse 11mila aziende, persi 446mila posti

L'Italia paga lo scotto della crisi economica e delle dissennate politiche dei tecnici. Il rastrellamento di soldi a destra e a manca per star dentro ai paramentri dettati dall'Unione europea ha colpito duramente il mercato dell'edilizia. Così mentre tutti i Paesi dell'Eurozona crescevano nel settore delle costruzioni, le imprese italiane venivano colpite dall'Imu e segnavano un crollo su tutti i fronti. "Il 2012 è stato per le costruzioni l’anno più nero nella crisi più intensa e più lunga nella storia del Paese", ha sottolineato l’associazione dei costruttori Ance. Che calcola: dall'inizio della recessione i posti di lavoro persi sono 446mila che, con i settori collegati, salgono vertiginosamente a 669mila. Per farsi un'idea: come l’intera popolazione di Palermo. Nello stesso periodo sono fallite 11.177 imprese.

Nel Vecchio Continente torna a crescere la produzione edilizia. A maggio il settore ha, infatti, registrato un balzo in avanti del 2% rispetto ad aprile, quando era calata dell’1,8%. Dopo il crollo del 4,2% di aprile, in Italia l’indice è salito del 5,5%, tra i maggiori incrementi in Europa dietro Germania (+6,7%) e Portogallo (+5,9%). Secondo i dati forniti dall'Eurostat, nell’Unione europea a 27 la crescita del settore edilizio è stata dello 0,9%. Su base annua, invece, si continua a registrare un forte calo: l’Eurozona crolla del 6,6%, mentre in Italia il calo è del 10,2%. "Abbiamo toccato il fondo", ha sottolineato il rapporto dell’osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’Ance. Mai così bassi gli investimenti che nel 2013 arrivano al sesto anno consecutivo di caduta, con un calo complessivo del 29%. Le imprese delle costruzioni che da inizio crisi hanno chiuso i battenti rappresentano il 23% dei fallimenti registrati in tutti i settori economici. "Muore l’edilizia, muore la filiera", ha evidenziato il rapporto dell'Ance indicando che nel 2012 le consegne di cemento sono diminuite del 22,6% ed il fatturato del legno del 19%. Le stime per il 2013 indicano che gli investimenti "registreranno una ulteriore caduta del 5,6% rispetto al 2012", nonostante l’effetto positivo degli interventi del governo su incentivi fiscali e debiti della pubblica amministrazione.

Per il 2014 sono due gli scenari possibili tracciati dall’associazione dei costruttori. Secondo l'Ance, senza politiche per il settore gli investimenti continueranno a calare del 4,3% e, nel giro di sette anni, le costruzioni avranno perso investimenti per 59,3 miliardi, il 32,1%. "Sarà il tramonto dell’intero tessuto industriale dell’edilizia", si legge nel report. Uno scenario diverso potrebbe prospettarsi qualora venissero messe in campo politiche per il settore. Tra le proposte dell’associazione dei costruttori la revisione dell'Imu, la messa a regime degli incentivi fiscali per ristrutturazioni e ecobonus e la riattivazione del circuito del credito. In questo modo gli investimenti potrebbero tornare a crescere dell’1,6%.

Spendere 5 miliardi in infrastrutture nel 2014 aumenterebbe il prodotto interno lordo dello 0,33% e produrrebbe 44.500 posti di lavoro. Una "manovra di rilancio" da mettere in campo nei prossimi cinque anni, anche senza sforare il limite del 3% di deficit e riducendo addirittura il rapporto tra debito e pil.

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