"Elettriche troppo care, così fabbriche a rischio"

Tavares: "Dai governi servono sussidi diretti ai consumatori. Il Sud Europa soffre di più"

"Elettriche troppo care, così fabbriche a rischio"

Un 2023 di sfide per Carlos Tavares: l'ad di Stellantis, dal Consumer electronics show di Las Vegas, torna ad avvisare la politica sulla necessità di affrontare con più realismo la transizione energetica legata alle motorizzazioni. Di fatto, lancia un forte allarme sul pericolo di «scelte impopolari», come la chiusura di altri impianti del settore automobilistico, se i prezzi alti delle vetture elettriche manterranno il mercato sotto i livelli pre-pandemia. Il rischio, infatti, è che le Case perdano la possibilità di gestire i listini con la ripresa del mercato dei microchip.

Decisioni pesanti, in tal senso, sono state già prese negli Usa con la chiusura, a febbraio, della fabbrica Stellantis di Belvidere (Illinois). «Simili provvedimenti potranno accadere ovunque fin quando ci sarà un'alta inflazione sui costi variabili - ha messo le mani avanti Tavares -; l'industria deve assorbire il 40% di costi più alti per l'elettrico e se il mercato si contrae non abbiamo bisogno di così tanti impianti e alcune decisioni impopolari andranno alla fine prese». «Per ottenere un impatto significativo dell'elettrificazione - ha aggiunto - i volumi di vendita di veicoli a basse emissioni occorre siano ampi. Produrre auto elettriche ha senso per dare un contributo contro il global warming solo se i volumi di vendita sono significativi e possono avere un peso rilevante nella riduzione di emissioni, ma perché ciò avvenga il costo delle vetture deve essere accessibile».

Come nei mesi scorsi a Torino, l'ad di Stellantis elenca i pro e contro del processo di cambiamento in atto e, riferendosi alla politica monetaria della Bce, ora che il gruppo è uscito da Acea (Associazione europea dei costruttori) non si fa problemi nel sostenere che «il livello del debito in Europa è molto alto, con un costo più elevato a causa dell'incremento dei tassi di interesse: significa che i Paesi faranno fatica a tenere i conti in ordine ed eviteranno di indebitarsi ulteriormente in rapporto al Pil», problema che non riguarda solo l'Italia, «ma soprattutto i Paesi del Sud Europa che devono fare i conti con una questione di accessibilità dei prodotti».

Al Ces di Las Vegas, in corso fino a domenica, Tavares ha toccato per lo più il tema dei listini delle vetture elettriche che si aggiunge agli aspetti occupazionali derivanti da «scelte politiche e non industriali», come aveva rilevato tempo fa a Torino.

«Stellantis - ha ribadito - è al lavoro per fare la propria parte al fine di mitigare i costi per il passaggio a un veicolo elettrico, ma sarebbe auspicabile che i governi europei sostenessero i consumatori finali con sussidi che vadano direttamente nelle loro tasche; ma l'ostacolo è rappresentato dal debito. Questo crea uno stallo e la situazione è più acuta e netta in Italia».

I costruttori, dunque, devono poter assorbire i costi della tecnologia, pena la perdita del grande pubblico con un impatto anche sul clima. «Bisogna proteggere la redditività - la sintesi fatta da Tavares - rendendo, al tempo stesso, le auto elettriche accessibili soprattutto alla classe media che non se le può permettere».

E qui l'ad ha portato l'esempio dell'Italia, il mercato in Europa più importante per le vetture compatte.

Alla finestra, intanto, ci sono gli aggerriti concorrenti cinesi, sempre più esposti sui mercati occidentali, capaci di costruire un'auto elettrica per 10mila euro in meno rispetto alle Case europee.

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