Il governo ha promesso privatizzazioni per 12 miliardi nel 2014, per altri dodici nel 2015, e ancora dodici nel 2016. Si va dalla cessione di Enav (fino al 49%) a quella di Poste (fino al 40%), passando per Terna, Enel e Eni: tutto da attuare entro dicembre. Ma al momento regna solo la lentezza. Come ricorda La Stampa, il decreto è dovuto passare dal consiglio dei ministri, dal parere delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato, ripassare una seconda volta da Palazzo Chigi. Ora il Tesoro ha nominato gli advisor per la vendita ma l'assemblea che dovrebbe nominare il nuovo consiglio di amministrazione è già stata rinviata tre volte. Ci sono altre priorità, evidentemente.
Fatto sta che dei dodici miliardi promessi quest'anno non abbiamo ancora incassato un euro. E Bruxelles ci tiene d'occhio. L'unica privatizzazione a buon punto è quella di Fincantieri, ma non c'è da gioire. Perché l'accoglienza tiepida degli investitori ha costretto il ministero guidato da Padoan a ridurre di un terzo l'offerta di azioni per il mercato. Sono in ritardo anche le vendite degli immobili, come le caserme. In settimana è prevista una riunione per accelerare i tempi. Ma di tempo ne è rimasto poco.
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