Enel in uscita, la partita fibra è persa

L'uscita da Open Fiber si chiudera comunque con una importante plusvalenza

Enel in uscita, la partita fibra è persa

L'ad di Enel Francesco Starace non commenta le indiscrezioni dell'arrivo di un'offerta per Open Fiber da parte del fondo australiano infrastrutturale Macquaire (e forse anche di altri soggetti) che valuterebbe l'intera società 7,7 miliardi. Il che permetterebbe alla società elettrica di realizzare una plusvalenza, nonostante gli investimenti fatti sulla rete e l'acquisizione di Metroweb. Certo la vendita per Enel, pur essendo la rete di tlc un business secondario rispetto alla vocazione elettrica, non è un successo.

Quando la società venne coinvolta, dal governo Renzi nel 2016 nell'avventura della fibra, pareva proprio che la realizzazione della rete in Italia sarebbe passata per Open Fiber, partecipata al 50% da Cdp, ossia Cassa Depositi e Prestiti. In quel frangente, dopo una presentazione in pompa magna di Open Fiber a Palazzo Chigi, gli operatori concorrenti a Tim furono «invitati» a firmare accordi con Open Fiber. Poi il governo è cambiato e le prospettive anche. Spingere il progetto Open Fiber avrebbe affossato Tim, con conseguenze sull'occupazione, (45mila dipendenti) e certamente portato a una dispersione di risorse con la duplicazione di una rete a banda ultralarga , pur con diverse tecnologie (Fibra, Fwa e 5G). Insomma alla fine, passati 4 anni, ha prevalso la cautela e Tim ha presentato una alternativa possibile per la realizzazione della rete unica con il progetto FiberCop, che dovrebbe essere approvato dal cda di lunedì. Un progetto che vede lo scorporo della sua rete secondaria, quella che va dagli armadietti alle case degli utenti, che finirà in una società partecipata dal fondo infrastrutturale Kkr, Fastweb e Tiscali. A questi dovrebbe aggiungersi Cdp con una quota del 5 o 10%. Questa operazione non dovrebbe trovare ostacoli a livello di autority italiana ed europea.

Diversa invece l'integrazione in questa società di Open Fiber. Operazione che evidentemente Enel non vuole fare. Quindi meglio vendere mettendo in cassa una plusvalenza. A questo punto si capiscono anche le diversità di punti di vista tra i gestori concorrenti. Mentre per Fastweb e Tiscali si tratta di «una scelta epocale di separazione societaria della rete per conferire asset a un soggetto terzo» come spiegato in una lettera di Alberto Calcagno, ad di Fastweb e Renato Soru di Tiscali al ministro dell'economia Gualtieri (a cui hanno chiesto di essere ricevuti), per Vodafone, Wind e Sky (che hanno firmato protocolli di intesa con Open Fiber) non è un modello vincente.

Ieri gli ad delle tre società Aldo Bisio, Jeffrey Hedberg e Maximo Ibarra hanno discusso in videoconferenza

con Gualtieri, Patuanelli e l'ad di Cdp Fabrizio Palermo esplicitando le perplessità (timore di un rallentamento delgli investimenti) e auspicando l'indipendenza strategica e di governance della nuova società della rete.

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