Alla fine, dopo oltre due mesi di tentennamenti, l'auspicato via libera alla cessione del 50% di Open Fiber da parte di Enel è arrivato. Un lungo cda ha deliberato di avviare le procedure per cedere fra il 40 e il 50% (ossia la totalità della quota di Enel) al fondo australiano Macquarie. Il controvalore, a seconda della quota, varierà fra i 2,12 e i 2,65 miliardi ed è inclusivo del trasferimento del 100% della porzione Enel del prestito concesso ad Open Fiber, «comprensivo degli interessi maturati, per circa 270 milioni al 30 giugno, data entro la quale si prevede che l'operazione possa essere finalizzata», spiega una nota. Ci sono però alcuni distinguo. Infatti in caso di cessione del 40% della quota la porzione Enel del prestito avrà un controvalore stimato in circa 220 milioni. Il corrispettivo non tiene inoltre conto degli effetti connessi ai meccanismi di earn-out, non quantificabili allo stato attuale. In particolare potrebbero esserci «aggiustamenti di prezzo» se Open Fiber riceverà un risarcimento a seguito del contenzioso contro Tim per condotta anticoncorrenziale, caso in cui ad Enel andrebbe il 75% dello stesso.
Se invece il progetto della rete unica fra Open Fiber e Tim avrà successo e creerà valore, è previsto un altro meccanismo di earn-out basato sul criterio del rendimento per l'investitore. La clausola prevede che, «nel caso in cui si verifichi un'operazione di trasferimento della partecipazione in Open Fiber detenuta da Macquarie che determini un tasso di rendimento dell'investimento superiore al 12,5%, venga riconosciuta ad Enel una quota pari al 20% del valore realizzato eccedente tale soglia, fino ad un importo massimo pari a 500 milioni di euro in caso di cessione del 50% del capitale di Open Fiber e di 400 milioni di euro in caso di cessione del 40 per cento».
Fra le altre condizioni l'autorizzazione al fondo, rilasciata da parte del gruppo della fibra, a condividere con un numero ristretto di potenziali co-investitori le informazioni acquisite nel corso della due diligence svolta, al fine di realizzare la sindacazione del corrispettivo, ovviamente il mancato esercizio del diritto di prelazione che lo statuto di Open Fiber riconosce a Cdp e, in caso di cessione del 50% del capitale di Open Fiber, la condivisione tra Macquarie e Cdp, che detiene l'altro 50%, della governance di Open Fiber. Se verrà ceduto il 40% invece ancora non si sa se il 10% che resterà ad Enel sarà rilevato da Cdp, come probabile, o andrà ad un altro soggetto.
Il lungo tempo impiegato da Enel per valutare la cessione, che diventa ancora più interessante in caso di rete unica con Tim, è forse dovuto al fatto che non erano questi i presupposti con cui Enel si era gettata nell'avventura della realizzazione della rete in fibra spinta dal governo Renzi. Tra la rete di Tim, che era in ritardo nel cablaggio, e quella di Enel e Cdp, ossia Open Fiber, sarebbe infatti dovuta essere quest'ultima a realizzare la rete unica. Poi sono emerse difficoltà e ritardi dei lavori e inoltre si è capito che duplicare l'infrastruttura sarebbe stato un notevole spreco di risorse. A questo punto Tim, Cassa depositi e Maquarie con eventuali altri fondi pronti a investire nel progetto, dovranno realizzare la rete unica, denominata AccessCo.
Gli advisor tecnici ci sono già ma le difficoltà non mancano, tra cui l'integrazione tecnologica tra le due infrastrutture e con FiberCop, la rete in rame e fibra che Tim sta sviluppando con Kkr. Soddisfatta Macquaire che si è detta sicura «di poter contribuire al progetto rete unica».
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