Eredità Berlusconi, accordo tra i figli

Blindato il controllo di Fininvest. Tra i cinque eredi intesa raggiunta "in piena armonia"

Eredità Berlusconi, accordo tra i figli
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I cinque figli di Silvio Berlusconi hanno accettato l'eredità del padre e hanno siglato un accordo complessivo che comprende sia la proprietà dei beni ereditati, sia l'esecuzione dei legati testamentari, sia la governance delle società passate in mano loro. La firma è arrivata ieri ad Arcore, a Villa San Martino, esattamente tre mesi dopo la scomparsa del Cavaliere, avvenuta nella mattinata del 12 giugno scorso. Il valore dell'eredità è stimato nell'ordine dei 5 miliardi di euro.

A ispirare un'intesa così rapida e mai scontata in vicende di questo tipo è stata in definitiva la volontà di Berlusconi stesso: nelle parole scritte sul testamento olografo composto dai tre appunti vergati nel 2006, nel 2020 e nel 2022 i cinque figli hanno cercato l'interpretazione autentica, quella che facesse piena chiarezza sui desideri espressi dal padre. E così sono giunti rapidamente alla conclusione, «in totale armonia», come hanno scritto in una nota ufficiale. Il concetto fondamentale è quello della «comunione»: tutti i beni sono stati attribuiti a Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi secondo una proporzione calcolata in base alla combinazione tra la quota « disponibile» dell'eredità (un terzo, lasciata a Marina e Pier Silvio) con quella «legittima» (due terzi, andata a tutti cinque). Il risultato, arrotondato in fase di accordo finale, è 26% a Marina e Pier Silvio, 16% a Barbara, Eleonora e Luigi. E questo vale sia per le quote azionarie delle società quotate e non, sia per ogni altro singolo bene mobiliare o immobiliare. Il regime della comunione avrà una durata minima iniziale di cinque anni.

Così, con il 52%, i due figli più grandi avranno il controllo di Fininvest (che custodisce, tra l'altro, il controllo di Mediaset e Mondadori, oltre al 30% di Mediolanum) con gli altri tre al 48%. Idem per la società Dolcedrago (che contiene immobili tra cui la villa di Arcore e Villa Certosa in Sardegna). E stessa «comunione» anche per tutto il resto, comprese le oltre 20mila opere d'arte raccolte nel tempo. Lo stesso principio della comunione - fa parte dell'accordo - vale anche per i tre legati testamentari: i 100 milioni di euro che Berlusconi desiderava finissero al fratello Paolo, gli altrettanti per Marta Fascina e i 30 destinati a Marcello Dell'Utri. Ebbene, i cinque eredi eseguiranno le volontà del papà sempre nelle stesse proporzioni: il 26% lo verseranno sia Marina, sia Pier Silvio, mentre il 16% a testa toccherà a Barbara, Eleonora e Luigi.

Per quanto riguarda la Fininvest, che da sola vale quasi 3 miliardi, l'accordo comprende un patto parasociale che prevede una clausola di «lock-up», cioè un impegno a non vendere quote, di 5 anni, in virtù della quale nessuno dei fratelli modificherà le quote possedute nelle proprie holding (quelle che stanno a monte di Fininvest e che ne determinano il controllo secondo le quote decise ieri) e conseguentemente in Fininvest. Così la holding del Biscione è blindata dalla famiglia. Inoltre i tre fratelli di secondo ramo avranno il diritto a esprimere 3 consiglieri in Fininvest, che potrà avere fino a un massimo di 15 consiglieri (oggi il massimo è 12). Nella holding di famiglia non è previsto alcun meccanismo di maggioranza qualificata o minoranza di blocco: tutte le decisioni di carattere sia ordinario che straordinario vengano prese a maggioranza semplice.

Al termine della firma degli accordi, i fratelli Berlusconi hanno ringraziato i tre notai che hanno seguito il dossier e il corposo gruppo di avvocati che

ha seguito la famiglia. Mentre «grande gratitudine» è stata espressa da parte di tutti per Danilo Pellegrino, ad di Fininvest, che ha supportato i fratelli Berlusconi durante gli ultimi mesi nella definizione dell'accordo.

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