Ex Ilva, perquisizioni e dieci indagati

Nel mirino sarebbe finita anche l'ex ad Morselli. L'ipotesi dei pm: ingiusto profitto

Ex Ilva, perquisizioni e dieci indagati
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Truffa ai danni dello Stato e dieci indagati all'ex Ilva di Taranto (Acciaierie d'Italia). A pochi mesi dal commissariamento del polo siderurgico inizia ad essere scoperchiato il vaso di Pandora della gestione Mittal e le prime ipotesi, che parlano di truffa, girano ancora una volta intorno al tema ambientale, seppur in un'ottica più ampia. Secondo quanto appreso dal Giornale, l'ingiusto profitto realizzato dagli amministratori si aggirerebbe intorno ai 340 milioni di euro, poco più del valore del maxi prestito ponte da 320 milioni atteso (a giorni) a Taranto dopo mesi di trattative con Bruxelles.

Sul tavolo della Procura della Repubblica c'è l'accusa per la gestione pre commissariale del socio franco indiano di aver taroccato le comunicazioni dei dati sulla CO2 (anidride carbonica) truffando lo Stato. L'indagine riguarda il funzionamento del Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione (Eu Ets) che costituisce il principale strumento adottato dall'Ue per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori. Il sistema, precisano gli investigatori, si basa essenzialmente sul meccanismo del cosiddetto cap&trade che fissa un tetto massimo al livello totale di emissioni consentite, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno. Secondo quanto accertato sinora nell'inchiesta, in relazione alla restituzione delle quote CO2 consumate nell'anno 2022 e all'assegnazione di quelle a titolo gratuito per l'anno 2023, Acciaierie d'Italia avrebbe attestato un numero di quote di Co2 pari a 4,7 milioni, inferiore a quello effettivamente emesso. E la truffa sarebbe stata definita nel gap tra valore dichiarato e quote assegnate dal Comitato ministeriale, che (indotto in errore) provvedeva ad assegnare gratuitamente allo stabilimento ex Ilva quote pari a poco più di 6,4 milioni di Co2.

Al momento sono indagate (e sono state sottoposte in queste ore a decreti di perquisizione eseguiti dalla Guardia di Finanza) dieci persone di Acciaierie d'Italia, ex Ilva. Secondo quanto appreso si tratterebbe in primis di Lucia Morselli, amministratrice delegata di AdI fino all'arrivo dei commissari. Ma non solo. Sotto accusa sono finiti anche il suo segretario, Carlo Kruger, Sabina Zani di PriceWaterCooper con l'incarico di consulente di Adi e poi Francesco Alterio, Adolfo Buffo e Paolo Fietta che hanno ricoperto gli incarichi di procuratori speciali di Adi, Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile entrambi per periodi differenti direttore dello stabilimento. E ancora Antonio Mura, anche lui procuratore di Adi con funzioni di Direttore Finanze Tesoreria e Dogane e infine il dipendente Felice Sassi.

«Avevamo ragione a riprendere in mano l'ex Ilva con l'amministrazione straordinaria. Questo è l'unico commento che posso fare», ha dichiarato ieri il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso.

«I lavoratori ha aggiunto Rocco Palombella (Uilm) - non possono continuare a

pagare il prezzo più alto di una gestione fallimentare. Ci auguriamo che a partire da oggi si faccia piena luce sulle vicende che hanno portato l'ex Ilva all'amministrazione straordinaria e ora alla maxi cassa integrazione».

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