Fattore Brics centrale per la crescita europea

L'economia italiana in un'ottica europea: non c'è crescita se i Brics restano immobili

Fattore Brics centrale per la crescita europea
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Sono circa 600mila i nuovi posti di lavoro nel primo semestre, di cui oltre l'80% a tempo illimitato: un dato che deve infondere fiducia al nostro sistema socio-economico. A fare da riferimento è il terziario che si attesta sempre più avanti al manifatturiero in termini di occupazione, con oltre 11 milioni di lavoratori. E, quindi, di incidenza su contribuzioni previdenziali e gettito fiscale; quest'ultimo grazie soprattutto a banche e assicurazioni. La tenuta dei conti pubblici è direttamente collegata alla crescita del Pil, a sua volta determinata dai consumi e dall'export. Il fatto che cresca l'occupazione stabile, quindi, conforta sulla evoluzione del Pil.

La situazione è gravata però da un export rallentato da una Germania «immobile» e da una Cina che non riparte mentre imperversano i dazi incrociati con l'Occidente. Un contrapposizione quella tra Europa e Pechino che tenderà ad allargarsi agli altri Paesi aderenti al Brics. Un soggetto che ha visto ultimamente l'adesione dell'Arabia Saudita e di altre roccaforti delle materie prime indispensabili alla manifattura occidentale.

Tra gli obiettivi centrali del Brics c'è quello ridurre il peso del dollaro a favore di un'ipotetica, per ora, propria moneta. Se così fosse, anche solo parzialmente, si scombinerebbe la centralità del dollaro negli scambi commerciali mondiali. E, di riflesso, si verificherebbero ripercussioni negative sull'euro, il cui peso internazionale è già oggi molto limitato.

In questo quadro di incertezza, a fare le spese sono in primis i Paesi a forte vocazione industriale come Germania e Italia, le cui crescite dipendono anche dalla stabilità e dagli equilibri internazionali. La costruzione di un nuovo equilibrio mondiale, militare e commerciale, sembra essere lontano o appare sbilanciato a sfavore dell'Europa. Quest'ultima complessivamente è infatti in gran ritardo nell'innovation tecnology, dispone di poche materie prime proprie e ha abitudini di qualità della vita della popolazione in peggioramento. Il futuro del ruolo di Eurolandia sarà fortemente legato al rapporto che saprà costruire con i Brics, mantenendo quello con gli States. L'adesione al Brics di Paesi asiatici e africani è particolarmente corposa, tra le ultime spicca l'Egitto, uno Stato che rappresenta un punto fermo per l'Europa e per l'Italia. A cominciare dal piano Mattei che, per riuscire nei suoi obiettivi, avrà a che fare con molti aderenti ai Brics.

Nonostante questo scenario di precarietà è sostanziale che l'Italia riesca a far decollare la propria economia, in primis con le risorse del Pnrr, ma anche dall'attuazione del nuovo piano di modernizzazione a favore delle competitività di Industria, o meglio di Impresa, 5.0, consentendo l'accesso alle aziende del terziario. Appunto ormai centrali nella composizione del Pil.

Il piano presentato dal governo prevede che le aziende di qualsiasi dimensione (micro, piccole e medie) possano usufruire nel biennio 2024-2025, forse prorogabile al 2026, degli incentivi approvati nel Piano Transizione 5.0, che punta a promuovere la digitalizzazione e la sostenibilità.

Peccato che manchi ancora la definizione delle norme che regolano l'utilizzo dei benefici fiscali, l'entità e la tempistica di applicazione. Una carenza che ha portato a indugiare le imprese, tanto da limitare ulteriormente gli investimenti, che da oltre un anno sono al lumicino.

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