Fiat Chrysler Automobiles (Fca) e Groupe Psa (Psa) stanno valutando una possibile fusione per creare "uno dei principali gruppi automobilistici mondiali".
L'indiscrezione, lanciata dal Wall Street Journal, è stata confermata da entrambi gli attori. Fca ha fatto sapere in una nota che “sono in corso discussioni con Psa intese a creare un gruppo tra i leader mondiali della mobilità” e che “al momento non c'è altro da altro da aggiungere”. Poco dopo, anche i francesi di Psa sono scesi in campo pubblicando un comunicato simile. In caso di fumata bianca, l'operazione darebbe vita a un vero e proprio gigante dal valore di quasi 50 miliardi di euro, oltre 180 miliardi di fatturato e 8,74 milioni di auto vendute.
Fca, dopo aver ormai abbandonato la proposta fatta al gruppo Renault, ha cambiato strategia e punta dritto su Psa, che possiede i brand Peugeot, Citroen, Ds, Opel e Vauxhall. Più nel dettaglio, la famiglia Peugeot controlla una quota del 12,23%, la stessa percentuale risiede anche nelle mani della cinese Dongfeng Motor e dello Stato francese, quest'ultimo tramite Bpi France. I dipendenti hanno una quota dell'1,92%
Fca e Psa: la possibile fusione di due giganti
Nel 2017, Psa ha registrato ricavi per 74 miliardi e vendite di 3,9 milioni di unità, mentre a fine 2018 il gruppo aveva 211 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo. Il mercato di riferimento del gruppo francese è l'Europa, dove l'anno scorso è riuscita a piazzare 3,1 milioni di veicoli. Gli ultimi dati, riguardanti i primi mesi del 2019, parlano di 53,918 miliardi di ricavi e 2,577 milioni di vendite.
Fca, dall'altro latro, include i marchi Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Jepp, Chrysler, Dodge, Ram e Maserati. Nel 2018 il gruppo ha registrato ricavi per 110 miliardi e un utile di 3,63 miliardi, con 4,84 milioni di unità piazzate. A fine 2018, Fca contava poco meno di 200 mila dipendenti. La sua area di mercato prediletta è quella relativa alle Americhe. L'azionista di riferimento è Exor, che detiene il 28,67% del capitale.
L'ipotesi di una fusione tra i due gruppi, ricorda il quotidiano francese Les Echos, non è certo una novità. I due patron, Carlos Tavares e Mike Manley, nei mesi scorsi avevano confermato che avrebbero studiato l'eventualità di intraprendere partnership “che avrebbero avuto un senso a livello industriale”. Insomma, c'erano già stati degli incontri e varie discussioni, precedute negli anni da vari accordi di collaborazione a livello locale. Da un anno a questa parte i contatti si sono fatti più stretti. E oggi Fca e Psa stanno trattando un'ipotetica fusione.
Nel frattempo la Borsa benedice le "nozze" dei due giganti. A Milano, il titolo Fca ha fatto registrare un confortante +8%, mentre a Parigi, Peugeot ha sfiorato il +7%. Ci sono inoltre indiscrezioni che assegnano i ruoli di vertice della nuova creatura: c'è chi sostiene che l'attuale ceo di Peugeot, Carlos Tavares, possa diventare amministratore delegato, mentre a John Elkann spetterebbe la presidenza di una società paritaria (50 e 50). Resta da capire quale sarà la posizione del governo francese. In ogni caso, il consiglio di ammonistrazione di Fca sarà convocato dopo quello in programma per oggi del gruppo Psa.
Il ministro italiano dello Sviluppo Economico, Stegano Patuanelli, a margine dell'assemblea Ance ha parlato dei colloqui in corso tra Fca e Psa: "Stiamo osservando quello che accade, è un'operazione di mercato, credo sia corretto non rilasciare dichiarazioni su questo tema in questo momento".
Il ruolo del governo francese
Abbiamo parlato del governo francese. Parigi non intende certo avere un ruolo secondario, perché dal ministero francese dell'Economia fanno sapere che "la Francia sarà particolarmente vigile sul mantenimento dell'insediamento industriale e sulla conferma dell'impegno del nuovo gruppo sulla creazione di una filiera industriale europea delle batterie".
La presa di posizione è ancora più esplicita quando il ministero fa sapere che "il movimento di consolidamento globale dell'industria automobilistica è necessario" e che "la Francia vuole avere il suo posto.
Lo Stato sarà particolarmente vigile sulla tutela dell'impronta industriale, sulla governance della nuova entità, sulla conservazione degli interessi del patrimonio del Bpi e sulla conferma dell'impegno del nuovo gruppo nella creazione di un'industria europea delle batterie industriali".
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