Ora Renault spedisce un segnale a Fca: "Nozze? Mai dire mai"

Senard: "Le circostanze facciano sentire tutti a proprio agio". Ma la Borsa resta prudente

Ora Renault spedisce un segnale a Fca: "Nozze? Mai dire mai"

Tra una settimana, il 31 ottobre, Fca svelerà i conti del terzo trimestre e dei primi 9 mesi del 2019. E puntuale, alla vigilia di un appuntamento di peso, ecco riemergere il tormentone Renault, quasi a voler accendere di nuovo l'interesse degli analisti sul mancato accordo dello scorso giugno. Scontata, a questo punto, la domanda mirata all'ad Mike Manley. A tornare sull'argomento è stato il presidente di Renault, Jean-Dominique Senard. Da una parte ha spiegato che «il dossier Fca non è sul tavolo», ma dall'altra ha aggiunto che «mai dire mai» non fa parte del suo vocabolario; «le circostanze, però, devono far sentire tutti a proprio agio con una contingenza di questa natura».

Renault è reduce da una rivoluzione ai suoi vertici (l'ad Thierry Bolloré è stato accompagnato alla porta) e al suo posto, ad interim, è arrivata la responsabile finanziaria Clotilde Dubois. Del resto, l'eredità lasciata da Bolloré è piuttosto pesante. Il gruppo francese è reduce da un profit warning. Nel 2019 il fatturato «dovrebbe scendere» in una forbice tra il 3% e il 4%, contro una previsione precedente di un livello di ricavi vicino a quello dello scorso anno. Funesta anche la stima sul margine operativo, che è ora atteso «nell'ordine del 5%», contro il 6% pronosticato in precedenza. Nel terzo trimestre, inoltre, il giro d'affari è calato dell'1,6% a 11,3 miliardi.

Anche l'alleata Nissan è alle prese con un nuovo corso: l'ad Hiroto Saikawa è stato costretto a fare spazio a Makoto Uchida, ex capo della filiale cinese. I due avvicendamenti, avvenuti quasi in contemporanea, sempre con il placet dello Stato francese, primo azionista di Renault che detiene il 43% di Nissan, dovrebbero favorire un dialogo più sereno tra Parigi e Yokohama (sul tavolo il vitale rilancio dell'Alleanza e il tema dei pesi azionari) e, quindi, un eventuale nuovo tentativo d'intesa con Fca.

È di queste ore, inoltre, la notizia che Renault lancerà le sue prime auto a idrogeno, tecnologia in passato guardata con molto interesse dall'ex ad di Fca, Sergio Marchionne, che aveva identificato in Hyundai un possibile partner.

Forte nell'elettrico, grazie a Nissan, e ora pronta a cavalcare l'idrogeno, Renault aggiungerebbe a quello di Fca un know how altrettanto importante per affrontare le difficili e costosissime sfide legate alle emissioni. La dichiarazione del presidente Senard non ha eccitato il mercato. Il titolo torinese, ieri, ha segnato un -0,68% a 11,92 euro. A Parigi, invece, le azioni Renault sono arretrate dello 0,16% (49 euro) dopo essere arrivate a perdere, il 18 ottobre, giorno del profit warning, fino al 14%.

La parola passa dunque all'ad di Fca, Manley, protagonista della conference call sulla terza trimestrale. Oltre al tormentone Renault, domande per Manley potrebbero riguardare Alfa Romeo («un delitto lasciarla evaporare, a quel punto meglio cederla», dice un osservatore) e il futuro del marchio Fiat («in Italia sono rimaste 500 Bev e 500X, il resto si produce all'estero...», puntualizza un analista).

Fca ha intanto annunciato la nascita, a Torino, di un centro di assemblaggio di batterie per i modelli elettrificati.

Il nuovo «Battery Hub» (si parte nel 2020 con 50 milioni d'investimento) sarà nel comprensorio di Mirafiori. Ieri sera, infine, al premier Giuseppe Conte, in visita a Torino, sono state mostrate, a Mirafiori, la 500 Bev (elettrica) e la nuova Maserati GranTurismo.

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