La finanza sostenibile rimette l'uomo al centro dell'economia

La finanza sostenibile (o responsabile) integra i principi ambientali, sociali e di governance (environmental, social and governance, ESG) nelle decisioni degli operatori finanziari. Essa costituisce un’importante innovazione al fine di porre il sistema finanziario al servizio del benessere collettivo.

La finanza sostenibile rimette l'uomo al centro dell'economia

Invertire la lezione, troppo spesso dimenticata, di Faust: vendere l'anima del sistema economico in cambio del profitto di breve periodo è sconveniente per qualsiasi sistema basato sulla finanza. Per questo parlare di finanza sostenibile, oggigiorno, non è solo utile: è oltremodo necessario per dare un equilibrio a un sistema-cardine dello sviluppo economico, troppo spesso deviato dalle tendenze insite negli operatori e nel sistema alla speculazione, alla ricerca del profitto fine a sé stesso.

La finanza sostenibile, o responsabile, integra i principi ambientali, sociali e di governance (environmental, social and governance, ESG) nelle decisioni degli operatori finanziari. Essa costituisce un’importante innovazione al fine di porre il sistema finanziario al servizio del benessere collettivo;

La vera risposta alla Grande Recessione?

Vincolare alla sostenibilità la finanza non significa fare del mero marketing, significa cercare di dare una nuova possibilità di ripresa dei sistemi economici coniugando il vincolo della finanza all'economia reale e a obiettivi non solo legati alla creazione di valore economico con una spinta profonda sul fattore umano. Indici crescenti di sostenibilità ambientale, di valorizzazione sociale dell'investimento e di creazione di equità nel contesto finanziario possono permettere una svolta strutturale capace di far sì che il mondo finanziario si metta definitivamente alle spalle le tentazioni di poter replicare le pericolose ambizioni di assoluta libertà operativa che portarono alla Grande Recessione del 2007-2008.

Più volte la finanza occidentale e i suoi operatori si sono illusi che in determinate circostanze si potesse ricercare una soluzione valida in maniera universale per tutti i sistemi economici a prescindere dai percorsi storici delle nazioni: lasciare briglia sciolta alla finanza per permettere un'accelerazione dello sviluppo economico. Proposta fallace, dato che lo sdoganamento dei poteri finanziari spesso invita, parafrasando il protagonista del film "Wall Street", a "fare i soldi con i soldi" trascurando in nome della speculazione obiettivi di lungo periodo.

Già nel 1929, ai tempi della Grande Depressione, si segnò una frattura nelle teorie economiche e si assestò un duro colpo alla teoria liberista. Il ritorno in auge del neoliberismo, secondo Sir John Templeton, avvenne sulla scia della negazione della stessa lezione della Storia: “This time is different!”, secondo Templeton, sono le quattro parole più pericolose della storia umana. Uno dei motivi ritenuti più importanti per l’insorgere della Grande Crisi del 2007-2008 è stata sicuramente l’assoluta ignoranza dei Ceo dei grandi fondi di investimento e gruppi bancari, completamente incapaci di studiare e comprendere la storia e apprendere le lezioni delle precedenti crisi finanziarie, del resto ben scritto da autori come Charles Kindleberger: le crisi finanziarie tendono a ripetersi ciclicamente sulla scia della presunzione di onnipotenza degli attori in campo. Il neoliberismo ha negato volutamente la storia, e dal 2007-2008 ad oggi la risposta alla potenziale riproposizione di una nuova crisi è stata l'accelerazione dello stimolo monetario ai mercati, in un quantitative easing permanente che ha calmierato certamente il rischio di nuove crisi sistemiche ma tutt'altro che disincentivato la ricerca del gigantismo borsistico slegato dall'economia reale. Come del resto gli ultimi anni, era Covid compresa, confermano.

La finanza sostenibile, tra uomo e mercato

Al sistema economico globale serve dunque una svolta strutturale. Dopo il 1929, tramontò il modello della grande banca mista nato a metà Ottocento, preponderante a cavallo tra XIX e XX secolo, in quanto gli istituti erano eccessivamente legati alle grandi imprese e avevano accumulato sofferenze troppo pesanti. Sia negli USA che in Europa si avvertì la necessità di separare la raccolta di depositi dall’attività di investimento: dagli USA all’Italia la specializzazione bancaria divenne il nuovo mantra. In tutti i paesi furono introdotti numerosi meccanismi di garanzia dei depositi dei risparmiatori attraverso l’obbligo di accantonamento di riserve imposto alle banche. Le Banche Centrali furono investite di compiti di vigilanza strutturale.

Dopo il 2007-2008, un'analoga svolta strutturale non si è ancora verificata: e la strutturazione della finanza sostenibile a Stella Polare degli investitori, sulla scia di un movimento che sta già gradualmente prendendo piede, può rispondere a questa esigenza. Secondo l'economista Stefano Zamagni, essa permetterebbe di intervenire alla radice del problema economico: l'anarchia individualista insita nell'attuale sistema finanziario in cui, nota lo studioso su Avvenire, "ognuno svolge il suo ruolo separando la propria azione dal contesto generale, rifiutandosi di accettare che, anche se solo amministrativamente, era parte dell’ingranaggio". Inoltre la finanza occidentale contemporanea "tende ad attrarre le persone meno attrezzate dal punto di vista etico, persone cioè che non hanno scrupoli morali e soprattutto molto avide". Per far ciò, Zamagni propone di "trasformare – non basta riformare – interi blocchi del sistema finanziario che si è venuto formando nell’ultimo quarantennio per riportare la finanza alla sua vocazione originaria: quella di servire il bene comune della civitas che, come ci ricorda Cicerone, è la «città delle anime», a differenza dell’urbs che è la «città delle pietre»". Una visione imperniata sulla concezione cattolica dell'economista, che fa riferimento al magistero di San Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco, tre pontefici che sulla critica alla finanziarizzazione dei sistemi economici hanno costruito la loro struttura per la Dottrina Sociale della Chiesa. Nel 2017, in un discorso pubblico, anche il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha perorato la svolta della finanza verso obiettivi capaci di essere "al servizio dell'uomo".

In quest'ottica, la sfida più importante collaterale alla creazione di una finanza al servizio dell'uomo è il rilancio della centralità dei mercati legati all'economia reale, alla produzione, ai sottostanti concreti nel quadro del circuito macroeconomico. Facendo venire meno il peso della speculazione fine a sé stessa in questo campo.

Non sprecare la risposta alla crisi

Alla luce del Covid-19, che unendosi alla crisi ambientale può creare quella che lo storico dell'economia Adam Tooze ha definito una potenziale "Grande Tempesta" per l'economia globale, irreggimentare la finanza, nella sua natura di volano fondamentale per lo sviluppo, a precisi dettami etici in termini di sostenibilità ambientale degli investimenti, presenza di sottostanti reali e creazione di valore sociale e lavoro, è fondamentale per dare un futuro ai nostri sistemi economici. "La finanza ha un ruolo fondamentale per la ripresa, quella eticamente orientata, in particolare, ha di fronte una grande opportunità", commentava poco dopo lo scoppio del Covid Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica, secondo cui "questa crisi apre spazio per una crescita della finanza etica, a un sistema finanziario che da parte del problema diventi parte della soluzione". E gli operatori stanno iniziando a rispondere alla sfida. Fabio Panetta, membro italiano del board Bce, nel gennaio scorso ha dichiarato in una videoconferenza tenutasi in occasione del 50° anniversario dell’Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria che "dal 2015 a oggi le attività gestite dai fondi d’investimento ESG sono aumentate a livello globale di oltre il 170 per cento. Dal gennaio all’ottobre del 2020 in Europa questa categoria di fondi ha registrato afflussi netti di risparmio per oltre 150 miliardi di euro, l’ottanta per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2019".

Parliamo ancora di una frazione minoritaria della finanza mondiale: ma la percezione di una svolta destinata a diventare complessiva appare sempre più realistica. Agli operatori pubblici e ai regolatori il compito di vigilare che la svolta non sia solo di facciata ma diventi il volano per un nuovo modello di sviluppo per l'economia globale.

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