Una riforma del codice dei Contratti Pubblici che semplifichi le procedure ma che non discrimini le imprese specializzate in opere, prodotti e servizi per costruzioni e manutenzioni. A chiederlo in maniera esplicita è Carla Tomasi, presidente di Finco, la federazione industrie prodotti, impianti, servizi e opere specialistiche per le costruzioni e le manutenzioni che raggruppa oltre 17.000 imprese specialistiche e rappresenta oltre 40 associazioni delle categorie interessate.
La maggiore preoccupazione manifestata dai vertici di Finco è che nelle gare pubbliche, che intercettano il 15% del Pil, e soprattutto nella gestione del Pnrr, con l’esasperato utilizzo degli accordi-quadro, non si tutelino sufficientemente quelle imprese specializzate in grado di assicurare trasparenza nei lavori e cantieri sicuri.
“C’è il rischio, soprattutto in nome dell’economicità – sostiene Carla Tomasi - che le imprese specialistiche vengano tagliate fuori rispetto ai grandi appaltatori, se nei bandi di gara non si adotteranno specifici richiami alla presenza di imprese specialistiche, individuate con la sigla ‘Os’, quali ad esempio quelle per i restauri artistici o le ditte specializzate nel verde o nelle costruzioni metalliche, solo per citarne alcune. Si tratta di ‘eccellenze’ e competenze di alto profilo alle quali il codice degli appalti, sembra non dare il pieno riconoscimento.”
L’auspicio dei vertici Finco, che hanno segnalato alcune criticità del testo di riforma in due distinte
audizioni alla Camera ed al Senato, è che la scrittura definitiva dei contenuti della riforma accolga le istanze a sostegno di migliaia di piccole e medie imprese specialistiche operanti nel nostro paese.
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