Il governo vara il nuovo catasto. La Lega lascia il Cdm: "Non va bene"

Tra le varie riforme, quella sul catasto appare la più delicata: la Lega abbandona la cabina di regia durante il Consiglio dei Ministri. Ecco cosa può accadere

Il governo vara il nuovo catasto. La Lega lascia il Cdm: "Non va bene"

Alta tensione in maggioranza durante il Cdm che ha approvato la legge di delega sul Fisco che contiene, tra le altre cose, la riforma del catasto. Una "riformulazione" più che una revisione, assicura Draghi. Ma è bastato questo per far alzare i ministri della Lega, che hanno lasciato il tavolo prima del via libera. "Ci spiegherà Salvini", taglia corto il premier in conferenza stampa, sostenendo che la riforma non porterà a nuove tasse.

Una posizione condivisa dal ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta: "Ha perfettamente ragione il presidente Draghi: non ci sarà alcun aumento delle tasse sulla casa", dice, "Nella delega fiscale approvata oggi dal consiglio dei ministri c'è soltanto un'operazione di trasparenza, di informazione e di riforma del catasto. Una revisione che durerà fino al 2026 e che non cambierà l'imposizione fiscale su case e terreni. Con Forza Italia al governo la casa degli italiani non si tocca, né ora né mai".

Salvini: "Accordi non rispettati"

"Non abbiamo firmato la legge delega fiscale, perché non conteneva quanto previsto dall'accordo", ha dichiarato Matteo Salvini in conferenza stampa alla Camera. "La legge delega passerà in commissione con parere non vincolante, quindi hai un mandato in bianco". "C'era - aggiunge - anche la riforma del catasto, che va bene quando parla di emersione del fantasma, punto che lascia trasparire un aumento, Confedilizia parla di salasso". E poi, il leader della Lega ha aggiunto come il consenso non sia stato dato perché il documento sarebbe stato consegnato mezz'ora prina del CdM. "È una questione di metodo, non di merito", sostengono da via Bellerio. "Se quello che si legge nella bozza della legge delega sul Fisco è vero e contiene Iva e catasto significa semplicemente che tutto il lavoro e le trattative fatte in Parlamento sono state bellamente ignorate. Complimenti", ha scritto su Twitter il deputato leghista Claudio Borghi. Se ne sta discutendo in queste ore: al centro del tavolo del governo c'è la riforma fiscale con un occhio particolare a quella sul catasto, che tante polemiche ha scatenato nei giorni scorsi.

Perché la Lega ha lasciato il vertice

Secondo quanto si apprende da Palazzo Chigi, che ha comunque dato il via libera alla riforma anche senza la presenza della Lega, la motivazione che sta alla base riguarda l'approfondimento del testo della riforma: il Carroccio chiede di togliere la revisione degli estimi catastali e puntare sull'emersione degli immobili non accatastali. "Per noi - spiega un 'big' del partito di via Bellerio - questa riforma è invotabile". Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha abbandonato la cabina di regia chiedendo approfondimenti. Nella Lega, quindi, c'è un no fermo a questa riforma. "Il Parlamento ha consegnato al governo a suo tempo un documento sulla riforma fiscale e il catasto era stato esplicitamente lasciato fuori", ha aggiunto Borghi, riferendosi al documento predisposto e licenziato dalle commisioni Finanze di Camera e Senato in merito alla delega sulla riforma fiscale.

Non ci sono solo le perplessità sulla revisione del catasto: tanti dubbi della Lega anche sulla riforma dell'Irpef. Il partito di via Bellerio avrebbe chiesto al presidente del Consiglio approfondimenti sulle detrazioni e contestato soprattutto il metodo adottato. Secondo il loro ragionamento, una materia così delicata andrebbe studiata insieme alle forze che sostengono il governo, non può arrivare la bozza del decreto poco prima della riunione della cabina di regia per essere poi approvata in Cdm.

Cosa comporta la riforma

Come abbiamo scritto, la riforma degli estimi catastali non solo rischia di rappresentare un'ulteriore stangata sulla casa, tassata per un totale di 40 miliardi, ma di impoverire ulteriormente il ceto medio e medio-basso. Nella bozza della delega che contiene la riforma fiscale c'è scritto che il governo è delegato ad attuare "una integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale, da rendere disponibile a decorrere dal primo gennaio 2026". In particolare, ogni unità immobiliare dovrà avere "meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle unità immobiliari urbane, in relazione alla modificazione delle condizioni del mercato di riferimento e comunque non al di sopra del valore di mercato".

L'ira di Confedilizia

La possibile inclusione nel ddl delega di riforma fiscale di un intervento sul catasto sarebbe una "scelta contraddittoria" con quanto deciso dalla Nadef senza tenere conto dell'opposizione espressa da Lega e Forza Italia mentre il settore immobiliare avrebbe "urgente bisogno" di una riduzione dell'imposizione patrimoniale e l'adeguamento per gli sgravi per gli affitti commerciali. Lo fa sapere con una nota il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. Una scelta contraddittoria con quanto deciso "nella Nadef solo la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri" e che stabiliva come "la riforma fiscale deve avere come base la relazione di indirizzo approvata dalle Commissioni Finanze del Senato e della Camera lo scorso 30 giugno. Ma poi si è deciso di non inserire l'invito ad intervenire sul catasto perché soltanto una minoranza richiedeva questa tipologia di posizione.

Per questo motivo, Spaziani Testa crede che la maggioranza di governo ne "risulterebbe pertanto clamorosamente calpestata".

Infatti, proprio adesso la Lega ha deciso di abbandonare la cabina di regia. Insomma, c'è tanta carne al fuoco: vedremo cosa accadrà con l'intervento del premier nelle prossime ore.

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