Francia, Tavares sfida Le Maire. "No alle produzioni in perdita"

Dura replica del Ceo al ministro-azionista che lo invitava al "patriottismo" riportando Oltralpe le minicar elettriche

Francia, Tavares sfida Le Maire. "No alle produzioni in perdita"
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Prima il governo italiano per voce del ministro Adolfo Urso («con Stellantis ci vuole un accordo per la produzione di più auto nel nostro Paese») e ora anche Parigi, con la differenza che il collega Bruno Le Maire tira in ballo la questione del patriottismo: «Il gruppo riporti in Francia la produzione di piccoli veicoli elettrici».

Dal ministro-azionista di Stellantis (lo Stato francese detiene il 6,2%) ecco dunque arrivare un messaggio che potrebbe essere letto anche come un primo avvertimento: «Spero che Tavares raccolga l'invito e accetti la sfida. Stiamo dando aiuti, stiamo aiutando l'industria, stiamo cercando di promuovere l'acquisto di veicoli elettrici sul territorio. Spero che anche i produttori dimostrino, semplicemente, un po' di patriottismo economico». Obiettivo di Parigi è arrivare a 2 milioni di veicoli prodotti sul territorio entro il 2030.

Immediata la replica di Tavares, il cui ragionamento va in direzione delle esigenze di un gruppo globale quale è Stellantis, nato dall'unione di Psa con Fca. «Dopo che ho investito in Francia - la sua risposta a Le Maire - produco veicoli elettrici in tutti gli impianti, non vedo perché dovrei creare progetti in perdita. Ho la responsabilità di fare le scelte giuste per non compromettere il futuro dell'azienda». Tavares ha quindi ricordato che Stellantis realizza in Francia 12 auto elettriche, ha una gigafactory e ha investito oltre 2 miliardi.

Il ministro dell'Economia non ha comunque gradito la scelta di assegnare a Saragozza, in Spagna, la produzione della rinnovata Peugeot e-208, in arrivo dallo stabilimento di Trnava, in Slovacchia, dove sarà invece assemblata la futura piccola di Citroën.

A differenza dell'Italia - Ferrari, Lamborghini, Dr e piccole produzioni a parte - in Francia ci sono altre case che sfornano veicoli, come ovviamente Renault (la nuova R5 nascerà in casa), ma anche, da anni, Toyota (Yaris ibrida nel Nord del Paese). A contare, per Tavares, sono sempre «le differenze nei costi di produzione tra gli Stati europei, ma anche la nuova concorrenza delle elettriche cinesi». «Nutro seri dubbi - ha ribadito l'ad di Stellantis - sul fatto che possiamo produrre veicoli molto compatti in modo molto redditizio in Francia».

Ieri, intanto, guardando all'Italia, il report semestrale del sindacato Fim-Cisl evidenzia la crescita della produzione di Stellantis del 15,3% sul 2022 (+16,9% le auto e +11,5% i furgoni). Per le auto si tratta di un sostanziale avvicinamento al dato pre-Covid (ora -5%), mentre per i veicoli commerciali il distacco è ancora importante (-23%). A impattare, in quest'ultimo caso sulla fabbrica Sevel di Atessa, la più grande d'Europa per i furgoni, è stata la mancanza di materiali.

Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl, stima il raggiungimento di quota 800mila unità complessive prodotte a fine 2023, grazie al pieno regime delle novità del gruppo e al venir meno dei problemi derivati dalla scarsità di materiali. In pratica, si tornerebbe al dato del 2019 (818.880) rispetto ai 685.753 automezzi dello scorso anno. Tra le fabbriche, primato per Pomigliano: +26% in 6 mesi.

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