Frena l'inflazione Usa, Borse euforiche

I prezzi a ottobre salgono del 7,7%. Gli analisti vedono una Fed più cauta sui tassi

Frena l'inflazione Usa, Borse euforiche

La Lehman Brothers delle criptovalute, con la piattaforma di trading Ftx sul filo del precipizio, non spaventa più Wall Street. Lì, ieri, l'atmosfera era da ricchi premi e cotillon, con il Dow Jones in decollo del 2,7% a un'ora dalla chiusura. Mancava solo lo striscione con la scritta War is over. Dove per guerra finita deve intendersi quella contro l'inflazione, salita in ottobre «solo» del 7,7%, un valore sotto le attese (7,9%) che ha di nuovo alimentato le speranze di una Federal Reserve meno aggressiva sul fronte della politica monetaria. Tra gli analisti prevale ora l'idea di un rialzo dei tassi circoscritto a mezzo punto in dicembre, cui farà seguito un aggiustamento di un altro 0,50% da spalmare nei primi mesi del 2023. L'Europa (+2,6% Milano) spera che anche la Bce non calchi più la mano.

Una volta finito il ciclo di inasprimento, inizierà tutt'altra partita dove il grado di deterioramento dell'economia sarà dirimente per stabilire le mosse di Eccles Building. Una recessione severa potrebbe indurre la Fed a innestare la retromarcia sul costo del denaro già a partire dal secondo trimestre, anche se Moody's scarta questa ipotesi visto che nel suo ultimo rapporto si limita a ridurre allo 0,4% la crescita del Pil Usa nel 2023, rispetto al -0,6% dell'eurozona e al +4% della Cina.

I mercati sperano di evitare l'hard landing, anche se le loro aspettative sull'inflazione hanno fondamenta fragili. Già lo scorso agosto un andamento del carovita in luglio meno surriscaldato del previsto aveva creato il falso convincimento che il pivot dei tassi fosse ormai a portata di mano. I mesi successivi hanno invece visto la Fed assumere una postura sempre più rigida. Con il rally di ieri gli investitori sembrano peraltro aver già rimosso il recente monito di Jerome Powell sul fatto che sia «molto prematuro pensare o parlare di sospendere i nostri rialzi dei tassi. C'è ancora molta strada da fare». Parole che incorporano la possibilità che la parabola dei tassi superi il 5%, dall'attuale 3,75-4%, prima di intraprendere la discesa.

Wall Street potrebbe quindi preso fare i conti con l'inclinazione a essere una fiera delle illusioni. Le stesse di cui si sono nutrite per mesi quanti hanno puntato milioni di dollari su una scommessa come l'exchange di criptovalute Ftx, ora alle prese con una drammatica crisi di liquidità causata dalle richieste di riscatto e su cui la Sec ha alzato le antenne. All'appello manca la disponibilità di otto miliardi di dollari, di cui quattro almeno per evitare il fallimento. L'(ex) miliardario Sam Bankman-Fried, il giovane creatore della piattaforma, sembrava ieri con le spalle al muro: «Mi dispiace - ha twittato - Questa è la cosa principale. Ho fatto una cazzata e avrei dovuto fare di meglio». Il riferimento è al mancato accordo di salvataggio con i rivali di Binance, che si sono tirati da parte dopo la due diligence su Ftx mettendo in difficoltà gli investitori. Tra questi, Sequoia. Il gigante del venture capitale ha svalutato l'intero valore della sua partecipazione in Ftx, poco più di 210 milioni. A essere rimasti impigliati nella rete sono anche Tiger Global, SoftBank, Third Point e altri hedge fund.

Dopo aver bruciato 122 miliardi mercoledì scorso, ieri i titoli hanno recuperato terreno non appena il fondatore del token Tron, Justin Sun, ha fatto sapere che potrebbe vestire i panni del Cavaliere bianco. L'happy end non è però garantito.

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