Generali: Donnet vince, Cda diviso

Otto consiglieri per la riconferma, 3 contro e 1 astenuto. Ma i giochi restano aperti

Generali: Donnet vince, Cda diviso

È iniziato il redde rationem in Generali. Fallito, almeno per ora, ogni tentativo di mediazione che, secondo indiscrezioni di mercato non confermate, sarebbe stato prospettato da Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, uniti da sabato in un patto di consultazione con il 10,95% del capitale in vista dell'assemblea del 2022 per il rinnovo del board. Si va allo scontro diretto: per la prima volta in cinquant'anni potrebbe essere messa in discussione la leadership di Mediobanca (azionista al 12,93% della capitale di Generali) ad opera dei due imprenditori.

Ieri notte, al termine della riunione informale di tre ore tra consiglieri non esecutivi (ovvero tutti ad eccezione dell'ad Philippe Donnet), svoltasi a Milano negli uffici dell'ultimo piano di CityLife e da remoto, il Leone di Trieste ha comunicato che «i consiglieri non esecutivi hanno preso atto della disponibilità di Donnet a ricoprire la carica di ad per un terzo mandato» e «a maggioranza hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto» e «accogliendo favorevolmente tale disponibilità in vista, nel caso in cui il consiglio uscente proceda alla presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di una sua inclusione nella citata lista con il ruolo di ad per il prossimo mandato». Il board si riunirà il 27 settembre per deliberare ufficialmente l'avvio dei lavori per la presentazione della lista del cda. Una direzione che, a questo punto, sembra implicita.

Il cda tuttavia è spaccato: tra il 66% dei suoi componenti che, secondo a quanto è emerso, ha apprezzato nell'ordine i ricchi dividendi, la riorganizzazione e i piani industriali portati a termine con successo da Donnet, e una consistente parte restante che contrappone la staticità e la minore iniziativa rispetto ai competitor. Questi ultimi sostengono che, in questa situazione, la lista del cda altro non sarebbe che una lista di Piazzetta Cuccia.

A votare contro alla risoluzione sono stati tre consiglieri sui dodici intervenuti e, nell'ordine Romolo Bardin (per Delfin, holding della famiglia Del Vecchio che di Generali ha il 5% del capitale) Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente del gruppo e azionista al 5,95% e Paolo Di Bendetto, vicino all'imprenditore. Si sarebbe invece astenuta Sabrina Pucci, vicina a Cr Torino (1,3%).

All'orizzonte, intanto, per Generali si prospetta un periodo di instabilità.

Se le parti coinvolte procederanno in direzioni contrapposte senza compromessi, che ad oggi non ci sono, si arriverà prevedibilmente in assemblea con la presentazione di tre liste: una lista del cda, che oltre a Mediobanca può contare sull'appoggio di De Agostini (1%); una lista dei pattisti che si dicono aperti all'ingresso di terzi purché il patto non vada incontro al rischio di Opa, sul mercato si parla di un possibile avvicinamento da parte di Benetton (3,97%), Crt e Gavio; una di Assogestioni a cui tradizionalmente fanno riferimento gli investitori istituzionali (che rappresentano il 40,3% del capitale). Nella conta dei voti potrebbero risultare determinati persino gli investitori retail (al 23,97% del capitale). Ma l'esito sarebbe probabilmente, al di là del vincitore, un board con altre probabilità di conflittualità.

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