Anche il ministro dell'Economia, roberto Gualtieri, si arrende al pessimismo degli analisti internazionali e peggiora le stime del Pil nel 2020, mantenendole, però, all'interno del calo a singola cifra da lui continuamente ribadito. Secondo fonti di Via XX Settembre, infatti, la nota di aggiornamento del Def, (Nadef), attesa entro domenica 27, il calo del prodotto interno lordo quest'anno sarà rivisto dal -8% di primavera al -9 per cento. Di conseguenza, peggiorerà anche il rapporto debito/Pil dal 155,7% di primavera al 158-159%, rapporto che assorbe anche i 100 miliardi di extradeficit approvati per finanziare i decreti emergenziali. Ua soglia sempre più allarmante che conferma come la crisi post-Covid sarà pesante. La lettura resta comunque più ottimistica rispetto a quella di autorevoli analisti. Come il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo cui la caduta del Pil dovrebbe essere di poco inferiore al 10%, con una successiva, molto graduale, ripresa. Nel suo outlook di settembre, Fitch ha abbassato le stime sul calo del Pil italiano per il 2020 a -10%, dal precedente -9,5% di giugno. Nell'aggiornamento dell'Economic outlook diffuso in settimana, l'Ocse ha rivisto a -10,5% dal -11,3% di giugno (-14% con una seconda ondata di contagi) la contrazione del Pil 2020 dell'Italia. A luglio la Commissione europea aveva stimato una flessione dell'11,2% per il 2020, mentre a giugno il Fmi aveva previsto una contrazione del 12,8%.
Nella Nadef dovrebbe essere indicato un rimbalzo del Pil tra il 4 e il 6% nel 2021 (ad aprile la ripresa era stimata in un +4,7%), favorito dalla spinta che arriverà dalle risorse del Recovery fund, e il percorso di rientro del deficit per gli anni 2021-2023 (compreso tra il 5 e il 6% del Pil l'anno prossimo), così come una progressiva discesa del rapporto debito/Pil dal prossimo anno. Nel Def di aprile l'asticella dell'indebitamento netto era fissata al 10,4% per l'anno in corso per poi scendere al 5,7% nel 2021, mentre il debito pubblico era visto salire al livello record del 155,7% per poi calare al 152,7%.
Il Recovery plan italiano non sarà agganciato all'aggiornamento dei quadro macroeconomico ma la Nadef e la programmazione di bilancio terranno conto delle risorse europee anche se queste non saranno ancora disponibili. Pertanto, sui 209 miliardi del Recovery Fund la partita è aperta. Lo scenario programmatico che verrà delineato nel nuovo quadro dei conti, come ha spiegato Gualtieri, includerà la previsione di utilizzo dei prestiti previsti da Next Generation Eu, oltre che una valutazione e un'articolazione nel tempo dell'impatto dei sussidi sul Pil.
In estrema sintesi, il banco di prova effettivo sarà sui 25-30 miliardi interventi che la legge di Bilancio 2021 dovrebbe spesare. La speranza è finanziare almeno la metà con risorse provenienti da Next Generation Eu (che però se tutto andrà bene, saranno disponibili a fine giugno). Secondo quanto filtrato dal Tesoro, dal Recovery si potrà attingere per Industria 4.0, superbonus ecologico al 110% e decontribuzione per il Sud per la quale si spera di strappare 5 miliardi, presentandola come una misura per aumentare l'occupazione nelle aree depresse. Il taglio dell'Irpef, prodromico alla riforma fiscale, dovrebbe valere 5 miliardi. Altri 15 miliardi serviranno per spese incomprimibili e welfare.
ll governo, infine, intende utilizzare 81 miliardi di sussidi del Recovery per aumentare gli investimenti e dare impulso alla crescita del Pil. La bataglia è sui prestiti per circa 127 miliardi: se non compensati da un taglio di spese, faranno crescere deficit e debito.
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