Nella notte il parlamento greco ha approvato il secondo pacchetto di riforme concordate con l’Eurozona. Il sì è giunto malgrado le divisioni interne di Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras. Ampio il numero dei sì (230), ben oltre la maggioranza assoluta dei membri del Parlamento (300). Tsipras nell’intervento in Aula aveva ricordato che approvare le riforme è la condizione necessaria per negoziare un miglioramento dell’accordo cercando "alleanze" in Europa. A sorpresa ha votato sì anche l’ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, capovolgendo il no della scorsa settimana. Solo 36 dei 146 parlamentari di Syriza si sono opposti, ma a votare no sono stati soltanto 31 mentre 5 si sono astenuti. Le defezioni si sono dunque ridotte rispetto alle 39 che la settimana scorsa si erano manifestate sulla prima tranche delle riforme.
Sul tavolo, in parlamento, c’erano le modifiche al codice di procedura civile e l’adozione delle regole europee sulla risoluzione delle banche in fallimento. Il sì a queste riforme consentirà di avviare il negoziato con la ex Troika (Ue, Bce e Fmi) e chiudere un accordo sul piano di salvataggio entro la scadenza del 20 agosto, quando Atene dovrà restituire 3,2 miliardi alla Banca Centrale Europea.
Varoufakis ha detto di aver votato sì "soltanto per far guadagnare tempo al governo" e si è detto convinto che l’intesa con i creditori è destinata a fallire.
Immediato e positivo l’effetto sull’euro dell’approvazione del secondo pacchetto di riforme in Grecia.
Subito dopo il voto favorevole del parlamento di Atene la moneta unica si è rafforzata sulla piazza di Tokyo, dov’è stata cambiata a 1,0944 contro dollaro e a 135,77 contro yen, in rialzo sullle quotazioni di 1,0926 e 135,44 rispettivamente, della chiusura di New York.
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