I prestiti senza ritorno che hanno affossato la Banca Popolare di Bari

Un’indagine di Bankitalia del 2016 aveva già certificato i conti ballerini dell’istituto. Tra sofferenze e prestiti mai restituiti, ora il buco si è trasformato in voragine

I prestiti senza ritorno che hanno affossato la Banca Popolare di Bari

I conti da brivido della Banca Popolare di Bari (Bpb) erano già stati certificati da un’indagine firmata Bankitalia e risalente al 2016.

Il dissesto dell’istituto pugliese è collegato a sofferenze, inadempienze, crediti scaduti ma anche e soprattutto a una lista di debitori. Soggetti, insomma, che nel corso degli anni, hanno incassato denari dalla Bpb senza averli poi mai restituiti indietro. E che hanno contribuito, va da sé, ad allargare la voragine finanziaria della banca.

Come sottolinea il quotidiano La Verità, riprendendo proprio l’ispezione targata Bankitalia, il management della Bpb è stato a dir poco molle sia sui tempi che sulle modalità di rientro delle esposizioni. Anzi: si legge nero su bianco che “la gestione è improntata a tolleranza”.

Non mancano alcuni esempi per spiegare la situazione. Il Gruppo Fusillo ha lasciato un buco stimato in 140 milioni di euro, a fronte di un’esposizione bancaria di 400 milioni di euro distribuiti alle diverse società del gruppo: da Maiora a Fimco passando per Soiget. Il Gruppo Nitti ha invece fatto registrare oltre 5 milioni di sofferenze su quasi 13 milioni di esposizione. Ci sono poi da considerare i debitori di Tercas, la banca di Teramo acquisita da Bpb nel 2014: tra le situazioni più critiche troviamo Dierreci costruzioni, con un’esposizione che supera di poco i 32,5 milioni di euro e ben 21,7 di sofferenze, e Isoldi Spa, poco più di 17 mila euro in relazione a un’esposizione di circa 30,5 milioni di euro.

L'indagine di Bankitalia

Bankitalia, sempre nel 2016, scoperchiò un altro vaso di Pandora. La Banca d’Italia scoprì che la pancia della Bpb conteneva oltre 888 milioni di euro di sofferenze, in aggiunta a quasi 604 milioni di inadempienze probabili, 141 milioni di crediti scaduti. Il tutto a fronte di una previsione di perdite quantificabile in 803.135.000. Un disastro al quale bisogna aggiungere anche i pessimi valori di Tercas. E cioè: 688 milioni di sofferenze, circa 385 milioni di inadempienze probabili, poco più di 21 milioni di crediti scaduti e quasi 609 milioni di euro di perdite previste.

Sempre in merito alla Bpb, una delle situazioni più gravi segnalate nel 2016 è quella inerente al Gruppo Tandoi: con questo soggetto la banca si è esposta per 3.748.000 euro. Bankitalia prevedeva perdite pari a 2.999.000 euro. Molto complicata anche la situazione della Aedilia costruzioni Spa, con la quale l’istituto di Bari si era esposto per 3.246.000 euro; gli ispettori prevedevano una perdita dal valore di 2.181.000 euro. E così via, buco dopo buco, fino alla voragine odierna.

Adesso la magistratura sta cercando di far luce sul crac della Bpb, anche se in una recente perquisizione disposta dai magistrati nelle sedi

dell’istituto è emersa la necessità di approfondire “la disponibilità di Banca Popolare di Bari a sostenere finanziariamente il piano di risanamento in corso di redazione, mediante l’erogazione di nuova finanza”.

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