Sull'Ilva il Pd si gioca - per ora invano - la «carta Gentiloni». Dopo un braccio di ferro durato settimane il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, fa un passo di lato in favore del premier per convincere gli enti locali pugliesi, e in particolare il governatore Michele Emiliano, a ritirare il ricorso che blocca la vendita del gruppo siderurgico ad AmInvescto, la cordata guidata dai franco-indiani di Arcelor Mittal. «Chiedo al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci e al governatore Michele Emiliano, la cui responsabilità e sensibilità istituzionale ben conosco, il ritiro del ricorso per non mettere a rischio interventi per la bonifica ambientale e il lavoro che Taranto aspetta da anni», spiega Gentiloni garantendo che, «c'è piena disponibilità del governo al confronto sulle questioni sollevate. Conto su di voi, l'Italia e la Puglia hanno bisogno di leale collaborazione».
L'appello non ha però sciolto, al momento, le riserve locali. A stretto giro Emiliano ha fatto sapere «di essere a disposizione» di Gentiloni «ove voglia incontrarlo per illustrargli le ragioni del ricorso e il punto di vista della Regione Puglia sul piano industriale e sul piano ambientale dell'Ilva di Taranto». Insomma, Emiliano rispedisce al mittente anche la richiesta del premier e ricorda che il ricorso ha «il fine esclusivo di tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori da uno stabilimento per il quale attualmente è in corso un processo penale per disastro ambientale e avvelenamento di sostanze alimentari davanti alla Corte d'Assise di Taranto e per il quale occorre impedire che le condotte di reato siano reiterate». Per ora, mentre Arcelor Mittal invia una lettera ai dipendenti Ilva augurando che il 2018 «sia l'anno di svolta» per il gruppo, il copione non cambia e gli enti locali restano arroccati sulle proprie posizioni. Una situazione spinosa che non ha interrotto il confronto che prosegue, almeno sul fronte sindacale.
Ieri Fim Cisl, Fiom, Uilm e AmIvestco si sono incontrati al Mise fissando un serratissimo calendario: il 17 gennaio si parlerà di Genova, il 23 e 24 si tornerà su Taranto, mentre il 15 e il 16 una delegazione sindacale visiterà lo stabilimento di Arcelor a Gent in Belgio. L'obiettivo è di concludere, entro il mese, la verifica tecnica sia del piano industriale che del perimetro occupazionale di tutti i siti Ilva e far partire, da febbraio in poi, la stretta finale sulla vertenza.
Una strada percorribile visto che lodo Emiliano a parte l'incontro di ieri è stato definito proficuo da tutti i sindacati. Il leader Fim Marco Bentivogli auspica «che gennaio sia utilizzato al meglio per tentare l'affondo e raggiungere un accordo nel mese di febbraio; la Uilm con Rocco Palombella è più scettica sui tempi ma ritiene «di aver imboccato la strada giusta per tutelare lavoro e territorio». Quanto alla Fiom, «è necessario continuare il negoziato per chiarire i molti punti aperti senza correre il rischio di fare un accordo in tempi troppo stretti». Intanto, ieri, Arcelor Mittal ha raggiunto un'intesa preliminare per la vendita dell'acciaieria La Magona di Piombino ad Arvedi, nell'ambito del procedimento per ottenere il via libera dell'antitrust europeo all'acquisizione di Ilva.
L'8 novembre Bruxelles aveva annunciato di aver avviato una indagine approfondita sull'acquisizione di Ilva, temendo un aumento dei prezzi di alcuni prodotti di acciaio a causa dell'offerta combinata di Arcelor Mittal e Ilva. L'indiana Arvedi faceva parte del consorzio AcciaItalia che era in lizza per l'acquisizione del gruppo tarantino.
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