Ilva parlerà azero, vince Baku

Nell'offerta una maxi-fornitura di gas. Spunta la pista verso i big energetici

Ilva parlerà azero, vince Baku
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Una dote in gas e l'ingresso di diritto nell'industria energetica italiana che conta. È ormai scritta l'assegnazione di Acciaierie d'Italia (ex Ilva), che alla mezzanotte di ieri ha chiuso la finestra per tre possibili rilanci da parte dei competitor in gara: gli azeri di Baku Steel, gli indiani di Jindal Steel e gli americani di Bedrock. Oltre ad aver presentato l'offerta migliore, nel rispetto dei requisiti di gara, gli azeri avrebbero messo a garanzia dell'operazione un'extra intesa sul gas che è l'unica in grado di far tornare i conti a Taranto.

L'ex Ilva brucia ogni mese circa 40 milioni di euro in gas. E senza gas non produce acciaio né oggi, che è ai minimi storici con 2 milioni scarsi di tonnellate, né domani, con l'obiettivo di tornare a quota 6 milioni. Figuriamoci se dovessero esserci altri choc energetici. Questo lo sa bene chi vende e altrettanto bene chi compra, tutti gli offerenti in campo hanno lavorato molto sui numeri.

L'unica strada per produrre in pareggio, prima, e in utile (poi) è quella di azzerare o quasi i costi energetici. E questo solo Baku (sostenuta da Azerbaijan Investment Company Ojsc) lo può fare essendo letteralmente «seduta» su una montagna di gas: l'Azerbaigian e il 23° esportatore mondiale di combustibili fossili al mondo e detiene, secondo le stime, lo 0,4% delle riserve globali di petrolio e l'1,3% delle riserve globali di gas. L'import di gas azero in Italia e passato da 11 milioni di metri cubi nel 2020, anno dell'entrata in funzione del gasdotto Tap, a 10 miliardi di metri cubi nel 2023. Ad oggi, rappresenta il secondo fornitore di gas dell'Italia dopo l'Algeria, soprattutto grazie all'accresciuto sfruttamento del giacimento Shah Deniz che da solo conta per oltre la metà della produzione totale. Shah Deniz costituisce anche la principale fonte di alimentazione del "Corridoio Meridionale del gas" che passando attraverso Georgia, Turchia, Grecia, Albania arriva dritto dritto in Italia proprio alle porte di Taranto.

Insomma, il candidato ideale sulla carta c'è ed è rapidamente pronto a insediarsi a Taranto dopo l'ufficializzazione del governo e il via libera dei sindacati, pronti per essere convocati per l'ultima settimana di febbraio. L'affare con gli azeri non sarà però solo a senso unico.

Secondo indiscrezioni raccolte da il Giornale, gli azeri sarebbero pronti a mettere un piedino nell'energia italiana andando ben oltre le partnership fin qui siglate. L'opzione allo studio riguarderebbe l'ingresso nel capitale sociale di qualche big player dell'energia di Stato, con un focus in particolare sulle controllate oggi operative come società satelliti.

Un secondo step che prenderà corpo con l'assegnazione e che inevitabilmente farà degli azeri un nuovo protagonista dello scenario energetico italiano. Baku infatti ha come alleato l'Azerbaijan Investment Company Ojsc, fondata nel 2006 dal Governo della Repubblica dell'Azerbajian che detiene il 100% del capitale.

Aperte le buste, i prossimi giorni saranno ora quelli dell'ufficializzazione del ministro delle Imprese Adolfo Urso e del confronto su tempi, sviluppo ed eventuali esuberi: nel piano di Baku sarebbero scesi da 2.000 a 1.500.

Poi avverrà il passaggio di consegne dai tre commissari al nuovo socio privato che avvierà così in tempi record il rilancio di Taranto ed eventualmente valuterà la cessione degli asset minori che fanno gola ai gruppi italiani come Sideralba, Eusider, Marcegaglia, Amenduni.

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