Le imprese tornino in mani italiane

L'Italia rischia il declino industriale per scarsa innovazione e capitalismo debole. Servono riforme.

Le imprese tornino in mani italiane
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Il modello Trump sta spaventando oltremisura i governi dei Paesi di Eurolandia. Quest'ultimi però dovrebbero temere, ben più di dazi e ipotetico imperialismo russo, i colpevoli ritardi di modernizzazione e innovazione dell'apparato pubblico e del sistema privato, i quali hanno portato la produttività, e di riflesso la competitività, ad essere sovrastate da quelle dei Paesi concorrenti a livello globale. È la carenza di un capitalismo dinamico e forte che affligge il nostro paese, di conseguenza sempre meno presente nella proprietà delle imprese.

Il capitalismo italiano, fino agli anni Novanta, ha rappresentato il pilastro della nostra industria, ormai costituita quasi totalmente da piccole e medie imprese, inserite in filiere a guida e committenza estera, caratteristiche che spingono verso una deindustrializzazione che nessun altro Paese europeo a vocazione industriale ha subito in maniera così importante. Un processo che porta a un alto rischio di disoccupazione, che per ora non si è avvertito grazie alla crescita di servizi e commercio sostenuti da flussi turistici di elevato standing. In che misura questa vocazione attrattiva possa compensare il calo della manifattura, verificatosi in particolare su automotive e abbigliamento, mantenendo i tassi attuali di occupazione è difficile dirlo. Anche in ragione della rilevanza dell'export, la cui dimensione è prossima al 35% del Pil ed è costituita in primis da una componentistica a bassa marginalità e agroalimentare, le cui produzioni sono vincolate al territorio e difficilmente possono crescere. Servirebbe quindi ben altro impulso da parte del capitalismo italiano, una volta al vertice del sistema industriale e di riflesso della filiera produttiva. Caratteristiche chiave che facevano mantenerne in Italia l'intero ciclo produttivo.

Purtroppo anche il commercio al minuto, fondamentale per la vita delle periferie, ha subito un tracollo. Gli esercizi di ogni genere, a cominciare dagli alimentari, sono in costante diminuzione. Pure gli sportelli bancari si sono rarefatti e con l'introduzione dell'intelligenza artificiale e il sempre maggior utilizzo dell'online diminuiranno ulteriormente. Il governo Meloni dovrebbe trovare nelle associazioni datoriali un alleato per riportare in mani italiane il controllo societario delle imprese, basandosi su una strategia industriale sostenuta da investimenti che puntino a innovazione tecnologica e formazione specialistica.

Sicuramente il capitalismo dei nostri concorrenti europei, tedeschi e francesi in testa, è di gran lunga più presente nel controllo azionario delle imprese; allora è bene creare le motivazioni, sia fiscali che burocratiche, perché questo accada anche da noi.

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