I Buoni fruttiferi postali sono prodotti di investimento e, insieme ai libretti postali, sono tra le forme di risparmio più apprezzate in Italia. Varati nel 1924, si stanno accingendo a compiere il loro primo secolo di vita.
Hanno un rendimento stabilito da decreti del ministero dell’Economia e delle Finanze l’ultimo dei quali, emesso lo scorso 6 luglio, ne ha fissato la remunerazione al 2%, in netto rialzo rispetto allo 0,5% dell’emissione precedente. Una volta fissati, i tassi valgono per tutta la durata del titolo e questo evita sgradite sorprese a chi li sottoscrive.
Cosa li rende attraenti
Nella provincia di Padova, fa notare il Corriere della Sera, ogni cittadino possiede in media almeno un Buono fruttifero o un libretto postale. A Ravenna, sempre in media, un cittadino su tre ne ha almeno uno. A livello nazionale se ne contano più di 46 milioni e questo testimonia un tasso di gradimento elevato.
Sono la semplicità, l’affidabilità e la trasparenza a renderli attraenti. Valgono meno dei Buoni del tesoro poliennali (Btp) ma sottostanno a logiche diverse. Chi dovesse ritirare l’investimento prima della scadenza non ha perdite sul capitale ma soltanto sugli interessi non maturati e non hanno un mercato secondario che incide sulla loro remunerazione.
Non hanno costi di sottoscrizione o di rimborso, sottostanno a un regime di tassazione agevolata al 12,5% e sono esenti dall’imposta di successione.
Come scritto, le nuove emissioni dei Buoni fruttiferi hanno un rendimento del 2% (contro lo 0,5% delle emissioni precedenti) mentre i Buoni riservati ai minori hanno un rendimento del 3,5% (rispetto al 2,5% precedente).
Come sottoscriverli
I Buoni fruttiferi postali sono emessi da Cassa depositi e prestiti, sono collocati da Poste Italiane e sono garantiti dallo Stato italiano. Possono essere sottoscritti nella loro forma cartacea oppure – così come definiti da Poste Italiane – nella forma dematerializzata. Entrambi i tipi possono essere acquistati presso gli uffici postali mentre quelli dematerializzati possono essere acquistati anche online (sul sito poste.it o mediante l’app BancoPosta per dispositivi mobili).
Chi sottoscrive la forma tradizionale riceve un titolo cartaceo che dovrà essere esibito al momento del rimborso (sia questo anticipato o a scadenza) mentre, nella forma dematerializzata, il Buono è rappresentato da una scrittura contabile sul libretto di risparmio postale o sul conto corrente Bancoposta dell’intestatario.
Esistono Buoni fruttiferi di diversa durata e il simulatore online di Poste Italiane permette di avere una panoramica del rendimento in base al capitale investito.
Il taglio minimo di acquisto è di 50 euro, la sottoscrizione è limitata a un milione di euro al giorno per singolo soggetto.
Oltre ai prodotti finanziari già esistenti ne sono stati introdotti di nuovi, tra i quali:
- Buoni 4x4, della durata massima di 16 anni con interessi che sono riconosciuti al momento in cui il sottoscrittore vuole il rimborso del buono e comunque a partire dal quarto anno
- Buoni 3x4, della durata massima di 12 anni con interessi che vengono riconosciuti al termine del terzo, del sesto, del nono e del dodicesimo anno dalla data di sottoscrizione
- Buoni 3x2, della durata massima di 6 anni con interessi riconosciuti al terzo e al sesto anno dalla data di sottoscrizione.
Btp o Buoni postali?
Il tasso di rendimento dei Btp cambia sul mercato secondario ma non subisce variazioni per chi li acquista e li detiene fino alla scadenza.
Si tratta di un’arma a doppio taglio per chi volesse comprarli o venderli potendosi trovare in condizioni di realizzare perdite. I Buoni postali rendono meno ma, non avendo un mercato secondario, mantengono sempre il medesimo valore nominale senza quindi la possibilità di realizzare perdite sul capitale investito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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