Per investire ci vuole coraggio

Per investire ci vuole coraggio

La differenza tra ottimisti e pessimisti? Quella tra chi guarda al futuro in maniera costruttiva e con fiducia e chi invece ne ha paura. Secondo la nuova ricerca di Eumetra la differenza tra i due gruppi starebbe tutta nel modo in cui alcuni riescono a filtrare le notizie negative di cui siamo sistematicamente e quotidianamente inondati, mentre gli altri le subiscono.

E' Fabrizio Fornezza a spiegare meglio i temi della ricerca. «Una cosa è certa- afferma- in Italia siamo sottoposti ad una pressione mediatica che ogni giorno urla notizie che scuotono il nostro modo di essere e di comportarci. A condizionarci di più sono quelle che trattano i temi di politica interna ed internazionale, ma soprattutto quelle di economia». Le notizie sono le stesse per tutti, tuttavia è il modo in cui si reagisce, il modo in cui le si filtra, che tende a determinare i nostri comportamenti: «è proprio così - spiega Fornezza- il concetto di filtro esprime al meglio il tema principale della nostra ricerca. Gli ottimisti ricordano con forza le notizie positive e su queste costruiscono il loro percorso di vita. I pessimisti, invece, le dimenticano in fretta, tanto in fretta che in loro non resta altro spazio che quello riempito dal mondo degli strilloni di sciagure». La ricerca tende ad evidenziare come l'ottimismo, nel nostro Paese, sia in crescita e come stia riportando gli italiani verso progetti che scrivano positivamente il loro futuro. I temi, però restano sempre gli stessi: la maggior parte pensa a comperare casa, per se stessi o per i figli, mentre molti altri si concentrano su progetti per migliorare il proprio stile di vita. Solo dopo si arriva a parlare di progetti finanziari e tra questi la parte del leone la fanno gli investimenti orientati al futuro dei figli. «C'è un ma - sottolinea Fornezza - un però che è rappresentato dalla distanza tra la voglia di progettare ed il modo con cui si sceglie di farlo».

Manca la visione insomma di quali strade si debbano percorrere e per questo l'unico strumento di accantonamento che gli italiani sembrano conoscere, resta il conto corrente, con le negatività che questa scelta rischia di comportare.

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