Istat, il deficit cala ma la pressione fiscale sale e arriva al 40,5%

Secondo l'ultima rilevazione dell'Istat, aumenta il potere d'acquisto delle famiglie italiane, ma i consumi rimangono al palo. Il debito scende, ma sale la pressione del Fisco

Istat, il deficit cala ma la pressione fiscale sale e arriva al 40,5%

È agrodolce l'ultimo rapporto Istat sull'economia Italiana. Infatti, se da un lato aumenta (dello 0,9%) il potere d'acquisto delle famiglie e cala il deficit, dall'altro i consumi rimangono sostanzialmente fermi e, soprattutto, cresce la pressione fiscale, arrivando al 40,5% (+0,3% rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente).

Secondo l'ultima relazione dell’Istituto nazionale di statistica, nel secondo trimestre 2019 cala il deficit sul Pil dell'Italia, portandosi all'1,1% contro l'1,3% nello stesso trimestre del 2018. Il saldo primario delle Pubbliche amministrazioni, ovvero l'indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato positivo, con un'incidenza sul Pil del 3,2%, a fronte del 2,7% nel secondo trimestre del 2018. Inoltre, il saldo corrente è stato anch'esso positivo, con un'incidenza sul Pil del 2,3% dal 2% di aprile-giugno 2018.

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato nel secondo trimestre del 2019 dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedente, traducendosi in un'analoga crescita del potere d'acquisto; la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all'8,9%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Ma risalita del reddito si è tradotta solo in parte in maggiori consumi, mentre è aumentata la propensione al risparmio.

E infatti, Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, commenta i numeri parlando di consumi fermi al palo: "È solo un effetto ottico. La crescita del potere d'acquisto dipende solo dal rallentamento dei prezzi.

Purtroppo il dato significativo e preoccupante è che i consumi finali sono sempre al palo: salgono di un misero +0,1% sul trimestre precedente. Il rialzo del reddito disponibile è troppo basso per indurre le famiglie a tornare spendere e, quindi, si traduce solo in un aumento della propensione al risparmio. Gli italiani hanno paura del futuro".

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