Ormai sembra diventato un jolly: per trovare le risorse la prima strada battuta dal governo è l'aumento dell'Iva. Un'imposta introdotta 40 anni fa e da allora è stata variata ben otto volte, come ricorda la Cgia di Mestre. Nove, se, come si ipotizza, verrà aumentata ancora di un punto percentuale tra un mese.
Eppure, secondo l'associazione degli artigani, questa manovra è servita a poco, visto che nel passaggio dal 20 al 21%, il gettito proveniente dall'Iva è diminuito di ben 3,5 miliardi di euro. A condizionare l'esito è stata sicuramente la situazione economica generale, ma l'incremento dell'imposta ha contribuito a penalizzare le imprese.
Guardando poi all'Europa, l'Italia è il Paese che ha visto l'aumento più importante dell'Iva, che è passata dal 12% nel 1973 all'attuale 21%, con un aumento di ben nove punti.
Seguono la Germania, con una variazione di otto punti (era all’11%, adesso si attesta al 19%), l’Olanda, con un aumento di cinque punti (16% nel 1973, 21% nel 2013), l’Austria e il Belgio, con degli aumenti registrati nel periodo preso in esame rispettivamente del quattro e del tre. La Francia è l’unico Paese preso in considerazione da questa analisi che ha visto diminuire il peso dell’aliquota di questa imposta. Se nel 1973 era al 20%, ora si attesta al 19,6% (-0,4).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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