Diktat dei falchi sulle pensioni. Così vogliono cambiare tutto

Nella partita per il Recovery Fund entra il sistema previdenziale. L'avvertimento di Rutte e Merkel a Conte. Chi rischia di più

Diktat dei falchi sulle pensioni. Così vogliono cambiare tutto

Il rischio che gli aiuti dell'Ue all'Italia potessero diventare un'arma di ricatto lo si sapeva bene, solo che era difficile aspettarsi che le pressioni dei falchi europeisti arrivassero così presto e su un tema tutt’altro che irrilevante: le pensioni.

Eppure, appena il nostro Paese tenta di riavviare l'economia dopo il periodo di lockdown che ha rischiato di mettere in ginocchio il sistema Italia, ecco che arrivano i primi tentativi di interferire sulle decisioni politiche del governo. Come era prevedibile, le pressioni - anche se si parla di richiesta di “garanzie” - arrivano dai Paesi Bassi a cui si “accompagna” spesso, la Germania di Angela Merkel. Nell'incontro di ieri tra Giuseppe Conte e il premier olandese Mark Rutte quello che è emerso è stato tutt'altro che incoraggiante per l'Italia, con l'Olanda, capofila dei cosiddetti “frugali” - quegli Stati che si battono per ridurre le risorse a fondo perduto e per ridimensionare il Recovery plan -, che avrebbe posto alcune condizioni per l'accesso al fondo da 750 miliardi di euro necessari all'Italia per attuare le misure di rilancio del sistema economico-produttivo.

Nel mirino c'è la riforma delle pensioni, a partire da Quota 100. La misura di prepensionamento voluta, al tempo, dal governo gialloverde, non è mai piaciuta alla Germania nè tanto meno piace ai “frugali”( Austria, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi) che temono che al termine del periodo di sperimentazione nel 2021, la formula del 38+62 pensata da Salvini possa diventare strutturale andando ad incidere, in modo significativo, sui conti pubblico del nostro Paese. Allora ecco che su questo tema i falchi potrebbero iniziare una partita con l’Italia, chiedendo l’abolizione di Quota 100 e l’innalzamento dell’età pensionabile come garanzia per accedere ai fondi messi in campo dall’Ue per il rilancio dell’economia post-Covid.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato, rispetto all’incontro con Rutte, che pur essendoci una “convergenza sul fatto che ci debba essere una risposta europea”, permangono “alcuni dettagli e divergenze”. Il premier, dunque, non si espone e parla di una lontananza su alcuni temi, ma di certo sa che nel prossimo Consiglio Ue saranno queste saranno le questioni che verranno messe sul tavolo da parte dei “frugali”.

Si apre, quindi, una questione tutt’altro che semplice da risolvere, anche a causa della proposta fatta del presidente del Consiglio Ue Charles Michel che ha chiesto che siano i 27 capi di Stato e di governo ad esprimersi, a maggioranza qualificata, sugli stanziamenti. Non è per nulla scontato, difatti, che dalla Germania e dalla Francia arrivino posizioni concilianti e di supporto all’Italia, e ciò potrebbe rendere tutto davvero più complesso, con il rischio he l’Europa ponga vincoli così stringenti al nostro Paese da costringere il governo ad una riforma del sistema pensionistico italiano.

D’altronde, i più attenti nel governo a quanto accade in Europa avevano già iniziato a far ventilare questa possibilità, ipotizzando una chiusura di Quota 100 dopo il periodo sperimentale che si concluderà al 2021 e

considerando che, come evidenziato da IlGiornale.it, a partire dal 2023 ci sarà un aumento dell’età pensionabile adeguato alla stima di vita dell’Istat, come previsto dalla Legge Fornero con la regola di una valutazione periodica.

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