Lagarde propone i coronabond. E Conte scrive al Consiglio europeo

La proposta di Lagarde non piace ai Paesi del Nord Europa. Intanto Conte e il fronte antirigorista scrivono una lettera al Consiglio europeo

Lagarde propone i coronabond. E Conte scrive al Consiglio europeo

Prendere in considerazione l'emissione una tantum di coronabond: è questa, secondo quanto riferito da Reuters, la richiesta recapitata da Christine Lagarde ai ministri delle Finanze dell'Eurozona.

La proposta del presidente della Banca centrale europea, nonostante rappresenti un chiaro tentativo di giungere a un'intesa tra lo schieramento dei governi nordici e quello mediterraneo, in cui si trova anche l'Italia, avrebbe incontrato lo scetticismo di Germania, Olanda e altri Paesi dell'Europa del Nord.

L'idea è invece piaciuta a molti altri Stati, non solo quelli del Sud Europa. "Dovremmo pensarci seriamente, accanto all'uso degli strumenti del Meccanismo europeo di stabilità (Mes)", avrebbe detto Lagarde sottolineando che l'emissione sarebbe rigorosamente una tantum. La presidente della Bce, fa notare l'agenzia Agi, non sarebbe comunque entrata nei dettagli della proposta, non indicando né l'importo dell'eventuale emissione né le modalità legali.

La Bce non ha commentato l'indiscrezione. I ministri finanziari hanno invece espresso un ampio sostegno per la possibilità che il Fondo salva-Stati di utilizzi linee di credito precauzionali, del valore di circa il 2% del Pil di ciasun paese, agli stati membri che chiedessero un tale cuscinetto di sicurezza. Ricordiamo che la linea di credito del Mes consentirebbe ai governi di continuare a finanziarsi sui mercati a tassi bassi e aprirebbe la strada all'acquisto illimitato di obbligazioni della Bce nell'ambito del programma Outright Monetary Transactions (Omt), se necessario.

Conte e la lettera del fronte anti rigorista

Nel frattempo Giuseppe Conte ha riunito i principali rappresentanti dei Paesi contro la linea rigorista. I leader, insieme, hanno quindi indirizzato una lettera a Charles Michel, presidente del Consiglio d'Europa.

La richiesta? Misure urgenti e solidali per far fronte all'emergenza economica provocata dal nuovo coronavirus. L'obiettivo è uno: rompere il fronte rigorista guidato da Germania e Olanda. L'iniziativa, spiega Il Corriere della Sera, è partita dal premier italiano. Hanno sottoscritto il testo, oltre al nostro Paese, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Belgio e Portogallo.

Nella lettera si fa subito presente che la pandemia del nuovo coronavirus è "uno shock senza precedenti" e che per questo sono richieste “misure eccezionali per contenere la diffusione del contagio all’interno dei confini nazionali e tra Paesi, per rafforzare i nostri sistemi sanitari, per salvaguardare la produzione e la distribuzione di beni e servizi essenziali e, non ultimo, per limitare gli effetti negativi che lo shock produce sulle economie europee”.

Affinché l'azione dell'Europa sia efficace, sostengono i firmatari, è necessario che tutti adottino misure sincronizzate e coordinate. Da qui una richiesta ben precisa: “Dobbiamo chiedere alla Commissione europea di elaborare linee guida condivise, una base comune per la raccolta e la condivisione di informazioni mediche ed epidemiologiche, e una strategia per affrontare nel prossimo futuro lo sviluppo non sincronizzato della pandemia”.

Da un punto di vista economico si fa presente che “gli strumenti di politica monetaria della Bce dovranno pertanto essere affiancati da decisioni di politica fiscale di analoga audacia”.

Tra gli strumenti proposti c'è l'idea di “lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia.

I fondi raccolti saranno destinati a finanziare, in tutti gli Stati Membri, i necessari investimenti nei sistemi sanitari e le politiche temporanee volte a proteggere le nostre economie e il nostro modello sociale".

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