Il lavoro Usa scricchiola Ma Biden: "Ripresa forte"

A dicembre creati solo 199mila posti di lavoro Washington: "La disoccupazione è ai minimi"

Il lavoro Usa scricchiola Ma Biden: "Ripresa forte"

Joe Biden non ha dubbi: «Per la nostra economia è un giorno storico». Pare di risentire Donald Trump quando esaltava le magnifiche sorti e progressive del mercato del lavoro. È del resto sul quel terreno che si vincono le elezioni, e a un Biden in crisi di consensi e che conta le settimane che ancora lo separano dal voto di mid-team, non par vero che il tasso di disoccupazione sia sceso in dicembre negli Usa al 3,9%, non molto distante dal primato storico del 3,5% stabilito nel febbraio 2020.

Tanta euforia è comprensibile quanto, probabilmente, eccessiva. L'inquilino della Casa Bianca tace infatti degli appena 199mila nuovi posti di lavoro creati il mese scorso, ben al di sotto delle attese degli analisti che scommettevano su 450mila. È un altro battito debole dell'economia a stelle e strisce, dopo le 210mila assunzioni di novembre, che poteva essere ancor più flebile se il settore del tempo libero e dell'ospitalità - il più sensibile alle restrizioni da Covid - non avesse sfornato 53mila new jobs. Con Omicron in circolazione, non sarà facile replicare certe cifre.

Ma se questo è il bilancio carico di ombre che arriva dai sondaggi effettuati nelle imprese, l'indagine compiuta presso le famiglie racconta un'altra storia: quella di un aumento di oltre 650mila lavoratori e di un calo di quasi mezzo milione di chi è a spasso. Un'altra America. Ed è questa la narrazione che Biden vuol cavalcare quando sostiene che i posti di lavoro creati sono la prova «che il mio piano per l'economia sta funzionando» e quando rimarca come sotto la sua presidenza, siano stati aggiunti 6,4 milioni di posti di lavoro, «un dato record dal 1939. Il calo della disoccupazione in un anno - aggiunto - è stato il maggiore nella storia degli Stati Uniti».

La Federal Reserve vede le cose dalla stessa angolazione. Il calo della disoccupazione (al 7,3%, però, se si comprendono i lavoratori scoraggiati e chi lavora part-time perché costretto) e la forte crescita delle retribuzioni in un anno (+4,7%) sono due assist perfetti per giustificare l'urgenza di alzare i tassi il prossimo marzo. «Ho fiducia nel fatto che la Fed assicurerà che l'inflazione non si radichi e che centrerà l'obiettivo di massima occupazione», la sponda di Biden.

A tanto ottimismo si può contrapporre un dato: all'inizio di gennaio il numero di contagiati da Covid è già aumentato del 440% rispetto a dicembre.

Il che significa più carenza di forza lavoro negli uffici e nelle fabbriche, ulteriori richieste di aumenti salariali e, in prospettiva, un rallentamento dell'economia che potrebbe impedire a Jerome Powell di serrare i bulloni della politica monetaria già a partire dalla primavera. Resta inoltre da capire come Eccles Building intenda procedere con la riduzione del proprio bilancio, pari a 8mila miliardi. Ma questa è una storia ancora tutta da scrivere.

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