L'unico che continua a dichiarare ottimismo è il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Risulta invece che il presidente del Consiglio, Enrico Letta, sia infuriato con gli azionisti di Alitalia: «La compagnia è vostra, mettete i soldi», avrebbe detto nel pieno della riunione dell'altra sera; o così almeno viene riferito. Ieri è stata una gionata convulsa. I ministri ancora a cercare una soluzione per evitare che la compagnia fallisca; il tavolo è, in pratica, permanente. Il cda riunito nel pomeriggio senza alcun esito, al punto da autosospendersi per riprendere giovedì. Il clima è molto agitato. Sullo sfondo Air France la cui immagine sembra trasformarsi sempre di più in quella di un avvoltoio. Intanto, la messa a terra di una decina di aerei che coinvolge circa 400 persone dei soli equipaggi.
Tensioni forti tra i soci, e clima quasi da resa dei conti: molti di loro sanno che perderanno i soldi investiti in due fasi, cinque anni fa all'atto dell'avvio di Cai e quest'anno per il bond convertibile. E guardano con risentimento chi, con gesto sleale, i soldi del bond non li ha versati. Ha sintetizzato bene Paolo Scaroni, ad dell'Eni (fornitore di carburante all'Alitalia): «Se non ci credono gli azionisti, perché devo finanziarla io?». Sembra che tutto si stia sgretolando, in una confusione simile a quella del 2008, quando l'allora presidente della vecchia Alitalia Maurizio Prato pronunciò la celebre frase: «Altro che cordate italiane: per uscirne ci vorrebbe un esorcista».
Il cda di ieri è stato preceduto da una riunione a Palazzo Chigi alla quale i vertici dell'azienda non sono stati invitati; un segnale. L'intervento del governo è reso necessario dalla situazione di cassa dell'Alitalia. Ma si tratta di capire come intervenire. Tutte le ipotesi sono ancora aperte, ma perdono quota le azioni delle Fs di Moretti, piatte le ipotesi di Fintecna, esclusi Cdp, Fondo infrastrutture, F2i. Si rafforza invece la possibilità di erogare del denaro all'Alitalia sotto forma di prestito-ponte, per farle superare l'emergenza evitando che i serbatoi restino a secco, come avrebbe minacciato il creditore-Scaroni.
Si assiste, tuttavia, a un rimpallo delle decisioni. Il governo vuole prima vedere la volontà dei soci a un aumento di capitale sostanzioso, superiore a quei 100 milioni già deliberati; ma il cda ha discusso a lungo, poi si è aggiornato a giovedì. Sembra, al contrario, che i soci vogliano prima conoscere le decisioni governative. Tattiche. Ma il governo insiste: la responsabilità della crisi è solo della compagnia. Uno dei soci che non hanno sottoscritto il bond, Antonio Orsero, dopo la riunione ha dichiarato: «Pensiamo che buona parte degli azionisti faranno la ricapitalizzazione, in presenza di un segnale importante dal governo». Credibile? Si vedrà. Parole analoghe da Cosimo Carbonelli D'Angelo, altro socio inadempiente all'ultima chiamata. «Il cda è confidente, vista la disponibilità manifestata dai soci e dal sistema bancario, che la situazione finanziaria possa essere presto riequilibrata» dice il laconico comunicato emesso in serata, secondo il quale il presidente Roberto Colaninno ha riferito «che il governo sta completando l'analisi della situazione per definire gli idonei interventi, per la definizione dei quali è stato chiesto un ulteriore breve lasso di tempo».
Intanto l'Enac si appresta a convocare la compagnia per valutarne la continuità aziendale: a rischio potrebbe esserci la licenza di volo. E da Parigi il ministro dei Trasporti, Fredric Cuvillier, alza la posta: un intervento in Alitalia non deve compromettere gli sforzi per risanare Air France.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.