L'idea della "settimana corta" di Intesa riaccende il dibattito con il sindacato

In banca 4 giorni a pari stipendio. La Fabi apre al confronto

L'idea della "settimana corta" di Intesa riaccende il dibattito con il sindacato

Lavorare un giorno in meno per risparmiare. È la proposta avanzata ai sindacati da Intesa Sanpaolo: redistribuire l'orario di lavoro su quattro giorni impiegando 9 ore quotidiane anziché le 7,5 ore previste dal contratto e guadagnando una giornata libera a scelta. Nel settore privato in molte le aziende sono stati raggiunti accordi per una maggiore flessibilità nell'utilizzo del lavoro agile del quale, fino a tutto il 2022, possono usufruire i lavoratori fragili e quelli con figli fino a 4 anni. La settimana corta - ma non cortissima - è poi una realtà già nel mondo assicurativo: in molte società il venerdì si lavora solo mezza giornata.

L'ipotesi avanzata da Intesa è ora al centro del confronto con i sindacati. La proposta è quella di far lavorare quattro giorni al posto dei cinque, con un aumento delle ore quotidiane. A parità di retribuzione, oltre ad avere un giorno libero in più, il lavoratore vedrebbe la propria prestazione settimanale complessiva scendere a 36 ore rispetto alle 37,5 tradizionalmente svolte. Ovviamente questo non varrebbe per tutti, interessando più gli uffici che gli sportelli. «I tempi cambiano e bisogna essere pronti a realizzare nuovi modi di lavorare - ha affermato il presidente dell'istituto, Gian Maria Gros-Pietro (in foto) - ma sempre con il sindacato». Che il confronto sul tema sia ancora aperto lo dimostrano però le parole del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni: «Intesa Sanpaolo non ha studiato proprio niente, è già previsto dal contratto. Il principio guida nello schema di Intesa è la flessibilità non concordata con il sindacato. Ma ci sono delle trattative in corso e noi chiediamo la volontarietà di accesso per tutto il personale». Il tema della settimana corta accende il dibattito anche in chiave generale.

«Strumenti di flessibilità degli orari in grado di conciliare una riduzione degli stessi a parità di salario, le esigenze dell'organizzazione aziendale e la riduzione dei costi della produzione non possono, ovviamente, che trovarci interessati», ha affermato il segretario confederale Cisl, Giulio Romani.

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